Mentre in Campania arriva finalmente il tanto atteso giorno con zero contagi inizia a prendere piede anche la diffusione dell’App Immuni, applicazione per lavorare sulla prevenzione che, probabilmente, SAREBBE STATA UTILE SOPRATTUTTO IN FASE 1, più di adesso.
Vediamo qual è la strutturazione logica dell’App, facendo chiarezza su alcuni aspetti che hanno fatto discutere, in primis quello della privacy, e scovando alcune criticità.
Per quel che riguarda la PRIVACY se ne sono dette di tutti i colori in questi giorni, ma come è spiegato con tutta evidenza l’applicazione NON RACCOGLIE né i dati anagrafici (come fanno invece i social) né i dati di localizzazione (come fa Google Maps). Tutti gli altri dati raccolti verranno usati dal Ministero della Salute e cestinati alla fine dell’anno.
FUNZIONAMENTO: l’algoritmo è basato sulla localizzazione degli smartphone, non intesa come geolocalizzazione ma come vicinanza tra i due dispositivi. Quindi se A incontra B al bar, si terrà traccia che A ha incontrato B, ma non del luogo dell’incontro (il bar), né dell’identità di A e B.
Qualora poi B dovesse risultare positivo, sarà lo stesso B a scegliere se condividere l’informazione (SENZA ALCUN OBBLIGO) caricando un codice su un server, e tale informazione verrebbe inviata anche ad A.
CRITICITÀ:
1- A può incontrare B anche senza smartphone, in quel caso non ci sarebbe nessun aiuto.
2- Se si scarica il dispositivo o si spegne il bluetooth involontariamente il lavoro dell’app sarebbe nullo
3- Si basa sul buonsenso dei cittadini, cosa che non sempre viene utilizzata
4- Alcuni utenti potrebbero davvero sentirsi IMMUNI soltanto per l’utilizzo dell’App
5- Bisogna sperare che nessun buontempone condivida false informazioni di contagio, cosa che potrebbe procurare il panico.
In conclusione diciamo che è un’app che può avere la sua utilità per la frenata del contagio, ma che è allo stesso tempo arrivata troppo tardi e che non deve essere presa per oro colato. Si tratta di un semplice strumento in più, come le mascherine e i detergenti.