Mercoledì 10 giugno ci sarà il D – day. Il comitato “Noi Denunceremo – Verità e Giustizia per le vittime di Covid-19”, ha istituito un primo Denuncia Day: 50 le denunce che saranno presentate in Procura a Bergamo dove si indaga per epidemia colposa.
Un gruppo di rappresentanti del comitato delle vittime di Covid 19 presenterà almeno 50 denunce presso la procura di Bergamo, dove i magistrati indagano per epidemia colposa.
E non sono le prime. Queste 50 vanno ad aggiungersi ad altre centinaia, per un totale di quasi 200 denunce, che descrivono alcune delle più grandi lacune nella gestione della pandemia in Lombardia, specialmente nelle province di Bergamo e di Brescia, le città più colpite.
Le denunce riguardano soprattutto la mancata informazione dei pazienti e dei loro parenti dei rischi legati all’infezione soprattutto durante la prima fase dell’emergenza; l’assenza di DPI nelle strutture sanitarie; la mancanza di una medicina del territorio efficace e tempestiva per la gestione dei pazienti Covid a domicilio.
Il comitato, nato il 22 marzo per iniziativa di Luca e Stefano Fusco, rispettivamente figlio e nipote di Antonio, morto a 85 anni dopo aver contratto virus, oggi è il gruppo Facebook che conta più di 55mila iscritti.
Nelle scorse settimane la procura ha convocato l’assessore al welfare Giulio Gallera e il governatore della Lombardia Attilio Fontana in quanto persone informate sui fatti. Entrambi hanno rimbalzato le responsabilità di quelle prime settimane di caos al governo, specialmente per la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, i due comuni della Val Seriana dove c’è stato uno dei focolai peggiori del mondo.
A tal proposito, lo scorso 3 giugno, i pm hanno chiamato anche il presidente di Confindustria Marco Bonometti, per quanto abbia inciso la pressione fatta dal gruppo sulla politica per rimandare la chiusura di un’area fortemente industriale.
Un altro tema importante riguarda i tamponi: la Lombardia è tra le regioni che sembrano aver interpretato nella maniera più letterale possibile un’indicazione del consulente scientifico del governo Walter Ricciardi secondo cui fare troppi test avrebbe diffuso nel mondo l’immagine dell’Italia untrice. Quindi, andavano fatti solo ai pazienti fortemente sintomatici con il risultato che molti in Lombardia sono morti a casa, senza nemmeno sapere di aver contratto il virus.
Anche oggi, dopo che l’idea di Ricciardi è stata smentita a favore della utilità dei tamponi ribadita da tutta la comunità scientifica, dal Pirellone si procede con la stessa strategia: pochi tamponi, pochi contagi e l’economia riparte.
MARIA LOMBARDI