Il governo brasiliano ha deciso di non rendere più pubblici i numeri aggiornati dei casi totali e delle vittime del Coronavirus, rimuovendo i dati giornalieri delle scorse settimane.
Il presidente Bolsonaro ha annunciato che verranno pubblicate solo le cifre relative alle ultime 24 ore, perché sarebbero le uniche realmente rappresentative della situazione nel Paese, ignorando che avere conteggi aggiornati, è utile per comprendere meglio lo stato della pandemia in un territorio, soprattutto per un Paese come il Brasile, che attualmente registra il secondo focolaio più grande al mondo.
Molti hanno interpretato la scelta dell’esecutivo come il tentativo di oscurare ciò che sta succedendo, e continuare a minimizzare la gravità della situazione. Mentre il presidente Bolsonaro proseguiva sulla linea negazionista, infatti, il virus, diffusosi inizialmente tra le classi più ricche del Paese, dilagava indisturbato nelle periferie più povere, nelle favelas e nelle città a basso reddito.
Da uno studio condotto su 30mila persone affette da Covid-19, guarite o decedute entro il 18 maggio, è emerso che tra i pazienti neri o di etnia mista il tasso di mortalità era del 55%, rispetto al 38% dei pazienti bianchi. Una disparità confermata anche dai numeri del ministero della Salute, visti dal Guardian: dal 26 aprile al 23 maggio, i morti di coronavirus tra i brasiliani neri e di etnia mista è aumentato di 7,2 volte, contro le 4,5 volte dei bianchi. Per i ricercatori la pandemia sta semplicemente facendo emergere le enormi disparità sulla qualità degli alloggi, sull’accesso ai servizi igienico-sanitari e sulla tutela della salute.
ROSSANA RAVERA