Lo spazio è solo quello di due grandi sale ma dentro vive la meraviglia della storia, dal sapore misterioso e profondo. La storia di un popolo, attraverso le sue tombe, e la storia di un museo che da secoli le custodisce. Al Museo archeologico Nazionale di Napoli dal 12 giugno è il momento degli Etruschi. Il MANN apre il suo scrigno immenso, ricco di collezioni, e racconta in oggetti, in ritrovamenti, forme di questo ‘misterioso’ popolo. Le emozioni dell’allestimento della mostra GLi Etruschi e il MANN sono tante ma a raccontarci questa viaggio sono gli stessi curatori. Pubblichiamo due video: apre Paolo Giulierini, direttore del MANN, che ci ha regalato una efficace lettura di un pezzo di particolare interesse e del senso di questa mostra.
Il video di Valentino Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che straordinariamente ha accompagnato i primi visitatori, per l’apertura del 12 giugno, racconta tutta la mostra e chiude questo percorso in un approfondimento.
La notizia vera, comunque, è che il 31 maggio 2020, giorno conclusivo, la mostra gli Etruschi e il MANN lascerà spazio ad un allestimento permanente sugli Etruschi che restituirà stabilmente un altro pezzo del museo napoletano. Infatti molti oggetti sono stati “scavati” negli sterminati depositi del MANN e tornati alla luce, a volte, per la prima volta.
L’idea base della ricca mostra è da una parte raccontare la presenza degli Etruschi in Campania, dall’altra approfondire le vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta e al contributo di generazioni di studiosi. Ma non si può non raccontare la magia di una suggestione. Una musica fa da sfondo all’incontro magico con oggetti a noi solo apparentemente lontani quanto suggestivi. Non si può non restare incantati davanti all’affibbiaglio con le sfingi in oro e argento della Tomba 104 Artiaco di Cuma (fine VIII sec. a. C.) che ritroviamo, in oro, e più grande nella vetrina accanto che contiene gli oggetti della tomba Bernardini di Palestrina (675-650 a.C.) prestito dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Il mondo greco incontra il mondo etrusco? E viceversa? Due culture che parlano una “lingua in oggetti” comune? Sono tanti gli indizi in questo senso. Soprattutto nella direzione di un dialogo profondo tra dimensioni che non sono mai state vissute in compartimenti stagni. D’altronde nella tomba etrusca ritroviamo tutto un servizio in argento per simposio: coppa, attingitoio e soprattutto un lebete che ha un coperchio a colino, per filtrare evidentemente.
La possibilità di vedere gli oggetti della tomba Bernardini a Napoli è unica. Imperdibile e si potrebbe restare ore a cogliere dettagli. Il notissimo calderone in argento dorato e decorato da fregi che rappresentano oche, uomini d’armi in parata, scene di vita di caccia e campestre incanta di bellezza. O un tripode che è decorato da figurine di cani e di uomini bloccati nell’atteggiamento quasi di affacciarsi nel recipiente. Sembra il volto di un cartone animato visto dall’alto, come quelli di figure del passato. Non si possono descrivere tutti gli oggetti, ma si può solo assicurare la certezza di un incanto.
Ma vedere fibule -scarabei in ambra grandi o, invece, piccole fibule in argento delicatissime come quelle della tomba 1 di Cales emoziona non poco. La copia della tegola di Capua, il calendario rituale etrusco, scoperta nel 1898 in una necropoli etrusca a Santa Maria Capua Vetere, e conservata nel Museo di Berlino, è una pietra miliare della storia.
Come non restare un tempo indefinito a guardare la Cista Bianchini, (chiamata così dall’antiquario che per primo la pubblicò), che rientrò nei reperti del cardinale Stefano Borgia: era considerata la ‘prova’ del diluvio universale. Omini e donnine che si proteggono e animali (non tutti veramente d’epoca,ma dei falsi) una storia nella storia. Come non perdersi tra le tante statuine, figure di eterno. O tra le terracotte di Velletri. La storia riinizia ad ogni visita in cui dettagli soppiantano dettagli. Un viaggio dentro e alla riscoperta, come dice anche Nizzo, della propria identità o complessità di identità stratificate e declinate nella nostra indole come nella cura e nel collezionismo del passato.
Queste storie vengono raccontate in un catalogo della mostra edito da Electa così come in un Quaderno del MANN, Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo a firma di Valentino Nizzo.