Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa congiunta dei sindacati di Polizia penitenziaria indirizzato, tra gli altri, al Ministro della Giustizia Bonafede.
“Preg.me Autorità,
1. in considerazione di quanto accaduto nella mattinata del 11/06/2020, il personale della Casa Circondariale di S. Maria Capua Vetere, laddove alla presenza di esponenti della Magistratura, alcune unità dei Carabinieri hanno proceduto all’identificazione e alla notifica di atti giudiziari, previa esibizione del documento di identità, al personale di Polizia Penitenziaria che, in divisa, faceva ingresso in Istituto:
• si chiede una urgente verifica dell’operato posto in essere dal personale dell’arma dei carabinieri in ordine alla procedura di notifica degli atti di p.g., avvenuta nel mancato rispetto del diritto alla privacy e alla riservatezza e lesiva dell’immagine dell’intero Corpo di Polizia Penitenziaria;
nel dettaglio si fa presente che
• le suddette operazioni sono iniziate intorno alle ore 07.30 all’esterno dell’istituto, sul viale
adiacente alla strada pubblica (via appia ss 7) con due auto civili, con personale in borghese
senza casacche di appartenenza, ma soltanto con le palette segnaletiche, creando una coda
di auto fino alla rotonda per S. Maria C.V. che li ha poi costretti a continuare tali operazioni
di p.g. all’interno dell’area demaniale dell’istituto, ovvero proprio di fronte all’entrata dei colloqui dei familiari dei detenuti lì presenti;
• al momento del fermo i suddetti carabinieri, chiedendo il nominativo dei vari colleghi che smontavano e montavano di servizio, verificavano se questi erano in un elenco nominativo in loro possesso e notificavano sul posto il relativo provvedimento, con la richiesta contestuale di consegna/sequestro del telefonino personale;
• le predette operazioni di p.g. avvenivano in presenza dei familiari dei detenuti da un lato e dalle auto che passavano sulla strada pubblica, nella totale incuranza della privacy e nel mancato rispetto di persone che al momento dei fatti de quo indossavano la divisa. Difatti lo “spettacolo” che si appalesava veniva ripreso dai familiari dei detenuti in attesa di effettuare colloqui. In particolare, per strana coincidenza, proprio quel giorno c’erano i colloqui dei familiari del Reparto Nilo, ossia quel reparto ove sono ristretti quei detenuti che erano stati protagonisti delle facinorose proteste e che hanno presentato denunce nei confronti dei poliziotti in argomento;
• dopo la veemente protesta di tanti colleghi che dovevano recarsi in servizio si sono spostati all’interno del carcere (con due postazioni nell’ area esterna direzione e portineria centrale) ove i carabinieri e i pubblici ministeri continuavano a chiedere i nominativi a chiunque entrasse in istituto per verificarne la presenza nella predetta lista e, se presenti nell’elenco venivano scortati da carabinieri nei locali della direzione per la notifica dei provvedimenti di cui sopra, ritiro/sequestro dei telefoni e perquisizione nelle auto alla presenza di tante persone.
• altrettanto esagerata si ritiene l’operazione di perquisizione domiciliare notturna effettuata a casa dei colleghi, in presenza di familiari e del vicinato che si è allarmato, alla ricerca di non si sa che cosa.
ci chiediamo se siano queste siano le giuste modalità per portare avanti una indagine, nel rispetto delle persone e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Ci sentiamo umiliati (nemmeno i delinquenti si fermano in questo modo), increduli, ingiustamente colpiti al cuore come appartenenti alle istituzioni.
In questi ultimi due mesi il carcere di S. Maria C.V. ha affrontato emergenze su emergenze,
con i poliziotti penitenziari unici presenti in istituto insieme all’area sanitaria, che non si sono mai sottratti ai propri compiti istituzionali, portando avanti il progetto dell’amministrazione e del governo con grande umanità ed encomiabile impegno professionale, trascurando le famiglie per dedicarsi ai problemi dell’istituto. La C.C. di S. Maria C.V. ha bisogno di un aiuto perché il carcere è un presidio di sicurezza che ha bisogno del sostegno di tutti.
Ala luce di quanto rappresentato, si chiede con urgenza l’allontanamento dei detenuti che hanno denunciato la polizia penitenziaria e dei detenuti più facinorosi, nonché la garanzia di adeguati posti di servizio non a contatto con la popolazione detenuta, a tutela dell’incolumità e della serenità del personale indagato”.