21 giugno 1527, Niccolò Machiavelli muore a Firenze lo statista, scrittore e teorico politico. Autore di “La mandragola” e di “Belfagor” aveva da poco compiuto cinquantotto anni. Però il machiavellismo resiste forte. Subdolo o spietato utilitarismo; part., prassi etica e politica ispirata ai concetti espressi da N. Machiavelli (1469-1527) nel Principe, intesi come precetti dell’arte di governo e non come constatazione della realtà effettuale della politica, in base alla quale un governante pur di raggiungere il fine che si è proposto può servirsi di qualsiasi espediente, indipendentemente da ogni considerazione di carattere morale.
Una completa rivalutazione della teoria politica di Machiavelli compare nel pensiero hegeliano, he, rifacendosi all’ambiente storico in cui è stato composto Il Principe, contesta quegli autori antimachiavellici che vi hanno visto la consacrazione del potere tirannico: «è sommamente irrazionale il trattare l’esecuzione di un’idea che è sorta immediatamente dall’osservazione della situazione dell’Italia come un compendio di principi politico-morali onnivalente, per tutte le circostanze, cioè adatto a nessuna situazione specifica. Si deve giungere alla lettura del Principe immediatamente dalla storia dei secoli trascorsi prima di Machiavelli, con l’impressione che questa ci ha dato; esso così non solo viene giustificato, ma apparirà come una concezione sommamente grande e vera di una autentica mente politica di grandissimo e nobilissimo sentire»
Dal passato al presente, dall’universale al particolare. Quanti machiavellismi oggi ? Nelle nostre zone, tanti. Principi e principini, meno principesse, che guardano alla sedia o alla poltrona – fate voi – e per mantenere tale scranno sarebbero disposti persino a vendere il diavolo all’anima. Consigli comunali come acquari, voluminosi ma senza volume, chiacchiere estese, problemi rinviati, bilanci consunti più che consuntivi, vola gigino e vola gigetto, una volta è meglio l’assessora Caio un’altra premiamo Tizio. E si avanti così. mentre le decisioni vere superano ampiamente le teste dei nostri piccoli Niccolò, che nel momento topico affermano: io non c’ero e se c’ero dormivo, non dipende mai, è stato il destino cinico e baro, colpa della burocrazia. Ci sarebbe da urlare. Dopo la notte degli inganni, assunte nuovamente le sembianze del medico, Callimaco ottiene dall’inconsapevole Nicia, contento della futura paternità, il permesso di abitare in casa sua e quindi di godere, non visto, delle grazie di Lucrezia. No, scusate, questa è la Mandragola.