Un’iniziativa lanciata nella maniera più coinvolgente: la conferenza stampa è stata di per sé un’esperienza sensoriale intensa. Non nel solito luogo, ma in mezzo al mare. Un momento per immergersi nella bellezza di reperti ‘scavati’ in acqua, per poter invogliare a fare lo stesso a tutti i visitatori del parco Sommerso di Baia.
Da qui. Da questa parte di quell’articolato complesso che è il Parco Archeologico dei Campi Flegrei viene lanciata una nuova iniziativa, anzi un nuovo percorso di visita. In mare. A poterlo vivere chi, prenotandosi anche attraverso la mail del Parco, accompagnati dai diving autorizzati, può o immergersi sott’acqua con una guida subacquea, o vedere bellezze antiche attraverso lo snorkeling. Si parte venerdì 10 luglio. Finché il cantiere sarà attivo, quinti tutto luglio, poi, si possono vedere pure gli archeologi a lavoro. Tre finestre giornaliere durante la settimana permetteranno un incontro ravvicinato sia con il nuovo quartiere sommerso sia con gli operatori intenti a salvare il pavimento, datato al III sec. d.C. Ma da agosto si potrà, molto probabilmente, anche realizzare un percorso sul battello Cymba che ha il fondale trasparente, ed eventualmente, poter vedere da uno schermo il percorso marino.
Proprio quest’ultima opzione è quella provata, verificata in conferenza stampa. E la suggestione ha dato i suoi frutti. Vedere,dal video, stelle marine su reperti antichi, o piccole meduse e pesci tra i mosaici mentre si respira aria di mare e si vive il blu intenso tra cielo e acqua lascia emozioni. Meglio ancora se a spiegare tutti gli edifici trovati è un archeologo come Enrico Gallocchio, funzionario archeologo del Parco. Il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, racconta l’iniziativa con orgoglio ma i dettagli dello ‘scavo’ sono davvero entusiasmanti.
COSA é STATO TROVATO
Siamo al centro tra il noto Ninfeo di Claudio e la Villa dei Pisoni, ed è lì che è emerso un complesso di oltre 2500 m2, affacciato sul Lacus baianus. In particolare è stato individuato un complesso termale, inserito probabilmente in una residenza privata, ancora in gran parte da indagare.
E’ possibile osservare i tre ambienti absidati che, con ampie finestre, offrivano un panorama sul Lacus baianus ai frequentatori degli spazi termali: qui rimangono i resti dei pavimenti in lastre di marmo, ma anche basi e colonne, nello stesso prezioso materiale, nonché i gradini che permettevano la discesa a una delle vasche termali. Un’ampia banchina proteggeva le murature dal moto ondoso interno alla baia: possiamo leggere nei suoi resti, ben conservati, il rinforzo che questa struttura subì per limitare i primi effetti del bradisismo, che già alla fine dell’impero romano creava le prime evidenti problematiche. Sia il molo che i pavimenti furono infatti rialzati rispetto alle prime fasi di costruzioni dell’edificio, per evitare l’allagamento degli ambienti.
L’abbandono che nei secoli successivi subì tutta l’area per il continuo abbassamento del terreno ha fatto si che alcuni degli elementi decorativi rimanessero sepolti dalla sabbia: tra questi i due trapezofori in marmo, ossia sostegni per un tavolo, recentissimamente rinvenuti in una delle stanze del complesso, decorati con eleganti protomi animali, probabilmente di pantera. Trasportati nei laboratori del Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, questi reperti saranno presto esposti alla visita, ma il progetto complessivo prevede l’esecuzione di calchi, come per le statue del ninfeo di Punta Epitaffio, da riposizionare nello stesso punto del rinvenimento per ritrovarli, almeno nella suggestione durante la visita subacquea.
Nel percorso anche la visione degli ambienti dello spazio residenziale: un grande peristilio, di cui si riconosce il lungo ambulacro coperto e le colonne che lo sorreggevano, e i grandi vani, anch’essi decorati a mosaico che su di esso si aprivano. All’esterno di questi, sul lato affacciato verso il Lacus, possiamo ancora scorgere le bitte, forse dei proprietari del complesso, a cui potevano ormeggiare le imbarcazioni: un’ulteriore traccia del fervente mondo attivo a Baia tra il II sec. a.C. e il IV sec. d.C. che il mare ci ha conservato fino ai nostri giorni.