La senatrice Paola Nugnes, Rifondazione Comunista, in Senato, ha interrogato il ministro Costa sulle vicenda Gori-Roccapiemonte, soprattutto per quanto attiene il ricorso al Tar, presentato sempre dal comune.
Premesso che:
il Comune di Roccapiemonte (Salerno) ha proposto nel 2017 un ricorso dinanzi il TAR per la
Campania di Napoli (RGN n. 05150/2017 sezione 1) finalizzato ad accertare se la GORI SpA, gestore del servizio idrico del territorio sarnese-vesuviano, sia cessata dall’affidamento per effetto della legge n. 166 del 2009 (di conversione del decreto-legge n. 135 del 2009); l’azione del Comune si è resa necessaria in considerazione dell’inopportuna richiesta della società GORI volta a trasferire all’azienda le infrastrutture del servizio attualmente gestite in economia (a gestione pubblica), nonché a causa dell’inerzia dell’ente d’ambito e dell’Ente idrico campano, che avrebbero dovuto accertare le circostanze e applicare la normativa vigente disponendo per un nuovo affidamento nell’ambito o distretto;
la normativa richiamata, infatti, anticipa la scadenza naturale dei contratti ove si verifichino
alcune condizioni. In questo caso, la GORI SpA non risulta soggetta a controllo analogo, ha
ceduto quote a privati mediante trattativa e non bando pubblico, vendendo tra l’altro una quota pari al 37,5 per cento, inferiore dunque al 40 per cento: è dunque soggetta alla disciplina di cui al comma 1, lettera e), dell’art. 15 della norma citata, che fissa la data di cessazione dell’affidamento al 31 dicembre 2010. Una circostanza che si è verificata sei mesi prima del referendum del 2011 che ha abrogato l’art. 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dall’art. 15 citato;
appare dunque incomprensibile la posizione assunta dal commissario liquidatore dell’ente
d’ambito il quale, astraendosi dalla normativa, ha ricalcato pedissequamente le posizioni del gestore in alcune memorie datate 5 giugno 2020, dopo aver inopportunamente trasferito la propria sede istituzionale nei locali dell’azienda controllata (delibera ATO 3 n. 2 del 28 gennaio 2020); il ricorso del Comune di Roccapiemonte è stato notificato all’Ente idrico campano il quale, tuttavia, non ha né informato il comitato esecutivo, né risulta essersi costituito in giudizio per l’accertamento della questione, nonostante la società GORI sia indubbiamente cessata dall’affidamento del servizio e abbia allo stato attuale una gestione unicamente di fatto: non può dunque in alcun modo pretendere dal Comune il trasferimento delle infrastrutture;
è dunque compito dell’Ente idrico campano rappresentare i Comuni e non perdurare nella
condizione d’inerzia, che ha costretto l’amministrazione di Roccapiemonte a rivolgersi al Tribunale amministrativo con giudizio di accertamento; si segnala inoltre come la procura delle Corte dei conti della Campania contesti alla Regione un danno erariale di alcuni milioni di euro per azioni finalizzate a favorire gli interessi privati della GORI SpA;
la società francese Suez, attraverso la controllata ACEA SpA, risulta controllare la società GORI attraverso il sistema dei patti parasociali. Ciò dimostra una certa ingerenza delle grandi multinazionali in ambito politico in alcuni settori dell’economia del nostro Paese: questo spiegherebbe l’appiattimento del commissario liquidatore dell’ente d’ambito sarnese-vesuviano, nominato dalla Regione Campania, sulle posizioni della GORI SpA, così come l’inerzia dell’ente idrico campano che ha ritenuto di non costituirsi in giudizio per l’accertamento della cessazione della medesima società, né si è attivato per avviare le procedure di sostituzione della GORI con il nuovo soggetto affidatario del servizio a seguito dell’espletamento delle procedure di legge, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quali provvedimenti abbia adottato o intenda adottare al fine di riportare la gestione del servizio idrico alle necessarie condizioni di legalità”.