La camorra di Marigliano avrebbe avuto un ruolo di rilievo nell’elezione a sindaco di Antonio Carpino, arrestato due giorni fa dai carabinieri, perché sistemare una persona fidata sulla poltrona di Primo Cittadino avrebbe significato avere accesso a serie di agevolazioni, tra cui la gestione delle gare d’appalto per far vincere imprenditori che già pagano il racket e sono quindi più propensi a continuare a versare soldi nelle casse del clan. È quanto sostiene Cristiano Piezzo, elemento di spicco della mala mariglianese e oggi collaboratore di giustizia, che ha raccontato ai magistrati dei rapporti che il gruppo criminale aveva con Carpino, eletto nel 2015 dopo il ballottaggio e ricandidato alle prossime elezioni.
“Chi comanda, non comanda veramente se non comanda sul Comune”, ha detto Piezzo. Rispondendo alle domande degli inquirenti il 29 ottobre 2018, il collaboratore di giustizia ha spiegato che “per un clan, è importante avere sul Comune uomini di propria fiducia che quando ci sono gare di appalto, le possano gestire in modo da far vincere tali gare a imprenditori che già pagano l’estorsione al clan. Questi imprenditori già ci pagano le estorsioni e sono della zona, quindi ci conoscono, è più facile per noi incassare”.
Piezzo ha raccontato di ritenere che il futuro sindaco fosse andato a chiedere il suo aiuto “perché sapeva che avevo influenza sulle persone” e che, insieme a Luigi Esposito, l’altro destinatario della misura cautelare eseguita dai carabinieri ieri, ha procurato voti a Carpino in cambio di soldi e della promessa dell’appalto per la pulizia delle strade e dei giardini del rione popolare Pontecitra, dove si trova la roccaforte del clan. “In occasione delle elezioni – ha detto – affittammo diversi pulmini a bordo dei quali portammo gente delle case popolari a votare per il candidato sindaco Carpino”.