Il Comune di Roccapiemonte continua a dire con forza NO alla privatizzazione dell’acqua nella propria citta’ In relazione alle ultime vicende legate a questo delicato tema, il Sindaco Carmine Pagano intende fare chiarezza, confermando l’intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato e, se necessario, all’Unione Europea, dopo la recente sentenza del TAR di Napoli rispetto alla domanda avanzata dal Comune di Roccapiemonte.
“Già a far data dal mese di giugno 2011, ventisei milioni di italiani hanno votato e deciso, con apposito Referendum, che l’acqua debba essere pubblica. Purtroppo, a distanza di quasi dieci anni da quell’espressione di volontà nazionale, dobbiamo constatare come la stessa continui ad essere ignorata ed addirittura avversata. Si persegue l’intento sostanziale di consegnare totalmente ai privati la gestione dei servizi idrici, spesso anche attraverso veri e propri “interventi chirurgici” a livello normativo ed interpretativo – ha dichiarato il Sindaco Carmine Pagano – e in un periodo storico dominato dall’allontanamento dei cittadini dalla politica, dalla progressiva perdita di fiducia nelle Istituzioni, l’attivismo del Comune di Roccapiemonte, della mia Amministrazione, soli in questa vera e propria battaglia, testimonia l’attenzione costante dalle piccole alle grandi problematiche della cittadinanza, le cui esigenze e la cui tutela è sempre al primo posto. E’ il cittadino il vero protagonista della mia agenda politica e dell’Amministrazione che mi onoro di guidare ed è questo per me un principio irrinunciabile che intendo fortemente perseguire.
Da anni il Comune di Roccapiemonte sta difendendosi dalla privatizzazione dell’acqua pubblica, oggetto tra l’altro anche di una interrogazione in Senato lo scorso 7 luglio da parte della senatrice Paola Nugnes al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare. Se da un lato è segno tangibile della vicinanza della politica rocchese ai suoi concittadini, dall’altro, visti purtroppo gli ultimi risultati in sede di giustizia amministrativa, palesa l’esistenza di un’impalcatura giuridico-politica secondo la quale, solo formalmente, l’acqua rimane pubblica, ritenendo variabili solo le sue modalità di gestione e si dimentica che il punto chiave è proprio quello della gestione, per la quale le nuove norme e il testo unico sui servizi locali fanno diventare quello pubblico un regime eccezionale e ripristinano, perfino, il criterio della “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, tipico della logica imprenditoriale privata.
Nel mio percorso politico-amministrativo sono mosso dall’ambizioso desiderio – continua il Sindaco Pagano – di concretizzare il concetto di una “democrazia di appropriazione”, nella quale il mantenimento degli equilibri costituzionali è affidato alla costruzione di istituzioni in cui sia strutturato il ruolo attivo dei cittadini, passaggio necessario per recuperare una “democrazia della fiducia”. Per tali ragioni ho promosso la partecipazione e il coinvolgimento di Enti, Associazioni, Società Civile alla condivisione di un intento comune: quello della RIPUBLICIZZAZIONE del servizio idrico integrato: “acqua bene comune e pubblico”, pur essendo ben consapevole, tuttavia, delle gravose responsabilità che tale gestione comporta per un Ente Locale, in primis in termini personali.
Questo mio intervento, oltre ad esplicitare ulteriormente la vicenda anche processuale che ci vede coinvolti, vuole essere un appello ai colleghi Sindaci, ai Comitati, alle Associazioni a tutti i soggetti della Società civile, affinché non abbandonino l’Ente che mi onoro di rappresentare, in questa battaglia che, da lotta ideologica, rischia di tramutarsi in mera interpretazione amministrativa.
Porteremo la nostra voce in Consiglio di Stato e se necessario alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, stante la sentenza TAR Napoli del 20.07.2020 n°3207/2020, che ha dichiarato inammissibile la domanda del Comune di Roccapiemonte, ritenendo essenzialmente che il Comune di Roccapiemonte non fosse legittimato – conclude il primo cittadino – a chiedere l’accertamento dell’illegittimità di GORI in quanto le competenze in materia di servizio idrico ricadrebbero unicamente in capo all’Ente d’Ambito che è ormai unica cosa insieme alla GORI stessa”.