Scuola e mascherine: il caso di Sarno. Mentre gli imprenditori attendono risposte, Arcuri annuncia: “Siamo noi a produrle”. L’europarlamentare Lucia Vuolo: “Troppo caos, diamo una mano alle aziende italiane”
Estate rovente per la scuola italiana schiacciata tra l’emergenza Covid19, distanziamento sociale, lezioni in presenza e mascherine. Ed è proprio su quest’ultimo fronte che manca la chiarezza che ti aspetteresti dal tuo Governo.
Nell’ultima audizione alla Camera del 29 luglio, il Commissario Arcuri ha spiegato ai Deputati di aver comprato diversi macchinari per la produzione di mascherine, ma allo stesso tempo però, grazie alla stampa online, scopro che diverse aziende italiane, tra cui una in provincia di Salerno, sono state contattate più volte dal Miur per la fornitura di mascherine pediatriche. Un corto circuito comunicativo di non poco conto dato che stiamo parlando di 11 milioni di mascherine da produrre entro la riapertura delle scuole.
“Le aziende italiane e i lavoratori stanno facendo l’impossibile per continuare a vivere e questa incertezza non aiuta – spiega la Vuolo. La cronaca mi ha portato in provincia di Salerno, dove un’azienda di Sarno. sarti camiciai da quasi 100 anni, ha deciso di convertire una parte dalla produzione per le mascherine pediatriche. Nell’intervista rilasciata, l’imprenditore racconta di un cammino aziendale di parziale riconversione pieno di incertezze e burocrazia. Ciononostante l’azienda di Sarno ha raggiunto la certificazione più alta possibile per la produzione di mascherine pediatriche ed è ora in attesa di aggiornamenti su di un annunciato bando”.
Dunque, se da un lato il Commissario Arcuri dice in audizione alla Camera che “le mascherine chirurgiche vengono prodotte attraverso 59 macchine che abbiamo acquistato”, dall’altro non si capisce perché, domanda l’europarlamentare campana, “si continuano a chiedere costi e tempi di realizzazione alle aziende italiane, ben orgogliose di poter lavorare per le scuole e per il proprio Paese, ma allo stesso modo nessuna certezza sul bando, sui tempi e sui metodi”.
“Io sono come sempre dalla parte del tessuto produttivo delle nostre comunità, penso che seppur legittimo l’acquisto dei macchinari statali, immagino cinesi, io avrei optato per dare maggiore respiro alle aziende e lavoratori italiani. Sono certa che Governo e Commissario sapranno fare chiarezza, evitando l’ennesima occasione mancata a danno del popolo italiano”.