La foto la dice lunga, la pubblicano sui social, qualche giornale la riprende. Per farsi un selfie speciale è disposta a mettere a rischio sé e anche contravvenire alle regole del buon senso: sale sul tetto delle terme Centrali di Pompei.
Il fatto è che Pompei, con la sua bellezza bloccata dall’eruzione del Vesuvio, non sempre viene capita. Chi visita questo Parco archeologico, sembra più desideroso di trovarsi in un parco giochi che apprezzare l’eccezionalità di un luogo in cui ogni pietra racconta un sospiro del passato. Si dimentica che la straordinarietà di poter immergersi in una città antica non sminuisce la necessità di preservarlo. Il parco, che è tornato a vivere dopo la pausa forzata del lockdown, sembra attaccato più del solito dalle “disattenzioni” dei turisti. Non è raro trovare bambini che giocano dentro le fontane d’epoca, anche a rischio di farsi male, o adulti che salgono sulle scalinate di un teatro chiuso per scattare foto. O come la notizia che fa scandalo di una donna che sale, per farsi un selfie sul tetto delle terme Centrali.
Quando poi le immagini arrivano sui social, parte lo scandalo. Partono i giornali, partono gli accertamenti. In tutti questi casi, però, ci si chiede se la mancata educazione alla cultura dei visitatori possa essere contrastata da presenze di custodi. In effetti dove sono le persone appunto predisposte per la sicurezza dei luoghi e dei visitatori? La stampa riprende la notizia. Il parco Archeologico di Pompei invia il suo comunicato in cui fa sapere che l’indagine è avviata, con il supporto di telecamere e di autorità competenti, per non lasciare correre ancora comportamenti che non rispettano né il regolamento che protegge questo museo a cielo aperto (che proibisce anche il solo sedersi o appoggiarsi ai monumenti, figuriamoci salirci su), né il buon senso. Un evento, va detto, coerente con i disagi post Covid, con la difficoltà di far seguire le direttive sulle mascherine che ha portato anche a creare degli avvisi audio agli ingressi per ricordare ai turisti come comportarsi in merito.
“Anche ieri – racconta una guida turistica che lavora a Pompei – ho visto una coppia che, superando arbitrariamente la barriera, è entrata nel teatro piccolo di Pompei. Il teatro è chiuso per assicurare tour in sicurezza, per scongiurare assembramenti, ma lui era addirittura salito sulla cavea, cosa proibita da sempre. Insieme ad un’altra collega abbiamo chiesto loro di uscire, di scendere. Invece loro ci hanno risposto male, come se fosse assurdo che qualcuno potesse riprenderli in qualche modo. Tutto questo accade spesso. Le persone che fanno così, forse pensano di essere più furbe, ma di fatto non rispettano gli altri, non chiedono neppure scusa e di fatto non trovano neppure nessuno che faccia loro presente come si stanno comportando“. Una testimonianza di chi, frequentando il sito, tocca con mano una sorta di involuzione sul senso delle visite in questo gioiello del passato.