Può capitare di incontrare l’autore di un libro per caso, in un luogo distante dal consueto disordine cittadino e dove il tempo pare subire quel tipo di rallentamento capace di disintossicare anche l’individuo più frenetico tra gli inarrestabili.
Qualcosa scatta e ti ritrovi alla presentazione di una nuova storia che a sorpresa si è palesata per introdurti in una nuova avventura letteraria.
“La festa del Santo” – Phatos edizioni – di Alessandro Orofino è la scoperta di una nuova culla linguistica, sì, perché per me i libri sono un luogo nel quale sentirmi accolta da un tepore che sa di casa.
Orofino ci introduce nella vita di Iolanda, giovane donna meridionale, allontanatasi dal piccolo paese di nascita dopo aver scoperto di essere in attesa di un figlio, per tentare di costruire quell’avvenire che pare compromesso nella sua terra.
La vita è sorprendente, perché, a volte, ripropone le domande che si credevano superate e riconduce verso quelle scelte che sembravano essere definitive, spesso, attraverso la voce di un figlio, un amico, un conoscente, e Iolanda con Aurora, la figlia ormai giovinetta, ritorna nel piccolo paese d’origine con timore e speranza giovanile.
Si può vivere in solitudine tutta una vita, non rivelando mai a nessuno quello che più ci ha ferito, convinti che il passato non abbia memoria?
Le radici sono davvero estremità da recidere quando affondano nel terreno arido di un rifiuto, che sempre in quel che non è più risiede?
È possibile ritrovarsi e ripartire proprio in quei luoghi da cui ci si è sentiti respinti?
Iolanda, la protagonista del romanzo, si troverà a fare i conti con questi interrogativi e, forse, scoprirà che l’esistenza si nutre di nuovi inizi mai scontati. Non sarà la sola a dover rimodulare la direzione del quotidiano, accanto a lei Temistocle, anziano e bizzarro personaggio del racconto, che riscoprirà nelle relazioni amicali una nuova chiave interpretativa del proprio cammino.
Iolanda e Temistocle albergano nei miei pensieri da diversi giorni; il loro vissuto continua a impregnare le mie riflessioni e mi ritrovo a percorrere con loro le viuzze di una località dove il cielo lascia disegnare alle montagne i propri contorni in uno spazio aperto ad accogliere l’umanità intera.
Una storia tra le storie, narrata con delicatezza inusuale e con uno stile in cui le parole disegnano immagini e delineano sentimenti attuali racchiusi in un paesaggio che inneggia alla vita.