Nasce a Pagani il 15 ottobre 1895 da ignoti, legatrice tipografica. Lavora in fabbrica a Nocera Inferiore, si fa notare per le idee libertarie, i contatti con noti estremisti – vive con l’anarchico Ernesto Danio – e la partecipazione così attiva alle lotte operaie, che nel 1913, giovanissima, è inclusa tra i sovversivi pericolosi. Dopo un infortunio sul lavoro che le procura gravi lesioni alla testa, si trasferisce a Milano e sposa l’anarchico Antonio Giordano Ustori, col quale espatria clandestinamente nel 1927. Stabilitasi a Parigi, frequenta fuorusciti, partecipa a riunioni di GL ed è segnalata tra gli anarchici capaci di compiere atti terroristici. Rimasta vedova, va a vivere col comunista Pietro Corradi e nel 1937 è a Barcellona con Romano De Russo un anarchico che, stando agli informatori, organizza un attentato antifascista. Tornata a Parigi, il 9 luglio 1940 è deportata in Germania e poi consegnata alla polizia di frontiera italiana, che il 19 ottobre l’arresta per attività “sovversiva” svolta all’estero.
Il 2 dicembre 1940, nonostante le precarie condizioni di salute, è condannata a cinque anni di confino politico, una pena che non esita a definire “enorme e inumana”, perché punisce un reato d’opinione: “io, scrive ricorrendo in appello, non ho commesso nessun atto violento e non sono capace di commetterlo”. Giunge a Ventotene il 13 dicembre e l’impatto è durissimo. Bisognosa di cure assidue e costretta invece a stenti e privazioni, si ammala più volte e, sperando nell’aiuto dei genitori adottivi che vivono a Nocera Inferiore, chiede di essere trasferita in una località nei pressi di Napoli o Salerno. Tutto ciò che ottiene, però, è l’autorizzazione a corrispondere col compagno Pietro Corradi. A luglio del 1941 il direttore della colonia segnala il grave logoramento fisico e psichico di B., che conserva le sue idee politiche, frequentando gli anarchici confinati, ma è tormentata da vertigini e momenti di cecità, sicché il medico di Ventotene è costretto a domandare per lei farmaci e vitto supplementare. Il 29 aprile 1942 la madre adottiva, sperando di rivederla, chiede alle autorità di concedere alla figlia una breve licenza, ma l’istanza è respinta. Le richieste di medicinali del sanitario di Ventotene si fanno intanto pressanti e il 27 giugno 1943 il direttore della colonia chiede che la pena del confino le sia commutata in ammonizione. Avviata la pratica, il 21 agosto B., che dopo l’arresto di Mussolini è ancora al confino, rifiuta ogni compromesso e rivendica il diritto alla “liberazione per le mutate condizioni politiche”. Il governo esita e chiude le confinate politiche di Ventotene nel campo di concentramento di Fraschette d’Alatri da dove, il 27 agosto, la B. denuncia alle autorità le disumane condizioni in cui versano le “ex politiche” e chiede per tutte l’immediata liberazione e il trasferimento “nei comuni liberi”. Impartito il 7 settembre 1943, l’ordine di liberazione giunge soltanto il 19 ottobre, quando gli eventi bellici impediscono alle confinate di essere trasferite dal campo, sicché B. parte per Nocera Inferiore solo il 7 agosto 1944.
È malata, stanca, ma non piegata e, per le autorità, che la guardano con immutato sospetto, rimane una “anarchica schedata”. Nel maggio 1959 chiede la pensione per invalidità civile aggravata dalla persecuzione politica. Il 21 luglio, le autorità di polizia, che tredici anni dopo la nascita della repubblica tengono ancora in vita il suo fascicolo personale, non possono ignorarne il passato di perseguitata politica che la legge intende risarcire con la pensione; tuttavia, riassumendone la vicenda, essi non solo utilizzano le informazioni, ma i toni, il linguaggio e i contenuti dei prefetti fascisti, disegnando il profilo di una “sovversiva” pericolosa che la persecuzione è “andata a cercarsela e, in fondo, se l’è meritata”. Muore a Nocera Inferiore il 12 dicembre 1976.
C’è una parte oscura, segnalataci dall’amico Angelo Verrillo, che cerchiamo da oggi di far emergere, col contributo di tutti: Emilia, di ritorno a Nocera, lavorò per anni negli uffici comunali: cerchiamo testimonianze e documenti, anche di un carteggio tra persone influenti che le consentì di trovar posto negli uffici e parziale ristoro alle tante sofferenze patite negli anni precedenti.