Teresa di Calcutta, al secolo Agnes Gonxha Bojaxhiu, nasce il 26 agosto 1910 a Skopje in una benestante famiglia di genitori albanesi, di religione cattolica.
All’età di otto anni perse il padre e la sua famiglia soffrì di gravi difficoltà finanziarie. A partire dall’età di quattordici anni partecipò a gruppi di carità organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore della Carità.
Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del suo noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux, partì per l’India per completare i suoi studi. Diventò insegnante presso il collegio cattolico di St. Mary’s High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni inglesi. Negli anni che trascorse alla St. Mary si distinse per le sue innate capacità organizzative, tanto che nel 1944 fu nominata direttrice.
L’incontro con la povertà drammatica della periferia di Calcutta spinge la giovane Teresa ad una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, “una chiamata nella chiamata”.
Nel 1948 ebbe l’autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Nel 1950, fonda la congregazione delle “Missionarie della carità” (in latino Congregatio Sororum Missionarium Caritatis, in inglese Missionaries of Charity o Sisters of Mother Teresa), la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e “di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono rifuggite da tutti”.
Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla St. Mary. Stabilì come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che, pare, fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio. Si trasferì in un piccolo fabbricato che chiamò «Casa Kalighat per i morenti», donatogli dall’arcidiocesi di Calcutta.
La vicinanza ad un tempio indù, provoca la dura reazione di questi ultimi che accusano Madre Teresa di proselitismo e cercano con massicce dimostrazioni di allontanarla. La polizia, chiamata dalla missionaria, forse intimorita dalle violente proteste, decide arbitrariamente di arrestare Madre Teresa. Il commissario, entrato nell’ospedale, dopo aver visto le cure che essa amorevolmente dava ad un bambino mutilato, decise di lasciar perdere. Col tempo, però, il rapporto fra Madre Teresa e gli indiani si rafforzò e anche se le incomprensioni rimasero, si giunse ad una convivenza pacifica.
Poco dopo aprì un altro ospizio, il «Nirmal Hriday (cioè Cuore Puro)», poi ancora una casa per lebbrosi chiamata «Shanti Nagar (cioè Città della Pace)» ed infine un orfanotrofio.
L’Ordine cominciò presto ad attirare sia “reclute” che donazioni caritatevoli da parte di cittadini occidentali, e dagli anni sessanta aprì ospizi, orfanotrofi e case per lebbrosi in tutta l’India.
La fama internazionale di Madre Teresa crebbe enormemente dopo un fortunato servizio della BBC del 1969 intitolato «Qualcosa di bello per Dio» e realizzato dal noto giornalista Malcolm Muggeridge. Il servizio documentò il lavoro delle suore fra i poveri di Calcutta ma durante le riprese alla Casa per i Morenti, a causa delle scarse condizioni di luce, si ritenne che la pellicola si potesse essere rovinata; tuttavia lo spezzone, quando fu inserito nel montaggio, apparve ben illuminato. I tecnici sostennero che fu merito del nuovo tipo di pellicola utilizzato, ma Muggeridge si era convinto che fosse un miracolo: pensò che la luce divina di Madre Teresa avesse illuminato il video, e si convertì al cattolicesimo.
Il documentario, grazie anche al presunto miracolo, ebbe un successo straordinario che portò alla ribalta delle cronache la figura di Madre Teresa.
Nel febbraio del 1965, il Beato Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) concesse alle Missionarie della Carità il titolo di “congregazione di diritto pontificio” e la possibilità di espandersi anche fuori dall’India.
Nel 1967 fu aperta una casa in Venezuela, a cui seguirono sedi in Africa, Asia, Europa, Stati Uniti nel corso di tutti gli anni settanta e ottanta. L’Ordine si ampliò con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali.
Nel 1979, ottenne, infine, il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Rifiutò il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6.000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: “le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo”.
Nel 1981 fu fondato il movimento “Corpus Christi” aperto ai sacerdoti secolari. Nel corso degli anni ottanta nasce l’amicizia fra San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) e Madre Teresa i quali si ricambiano visite reciproche. Grazie all’appoggio del Papa, Madre Teresa riuscì ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell’ospitalità.
Negli anni novanta, le Missionarie della Carità superarono le quattromila unità con cinquanta case sparse in tutti i continenti.
Intanto però le sue condizioni peggiorarono: nel 1989, in seguito ad un infarto, le fu applicato un pacemaker; nel 1991 si ammalò di polmonite; nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci.
Si dimise da superiora dell’Ordine ma in seguito ad un ballottaggio fu rieletta praticamente all’unanimità, contando solo qualche voto astenuto. Accettò il risultato e rimase alla guida della congregazione.
Nell’aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe la clavicola. Il 13 marzo 1997 lasciò definitivamente la guida delle Missionarie della Carità. Incontrò, lo stesso mese, il San Giovanni Paolo II per l’ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove morì il 5 settembre, ore 21.30, all’età di ottantasette anni.
Il suo lavoro, svolto con immenso amore, tra le vittime della povertà di Calcutta, le sue opere e i suoi libri di spiritualità cristiana e di preghiere, alcuni dei quali furono scritti insieme al suo amico Frère Roger, l’hanno resa una delle persone più famose al mondo.
A soli due anni dalla sua morte, San Giovanni Paolo II fece aprire, per la prima volta nella storia della Chiesa, con una deroga speciale, il processo di beatificazione che si concluse nell’estate del 2003 e fu quindi beatificata il 19 ottobre con il nome di Beata Teresa di Calcutta.
L’arcidiocesi di Calcutta ha aperto già nel 2005 il processo per la canonizzazione.
Il suo messaggio è sempre attuale: “Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo – lei diceva – , se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati”.
I suoi figli spirituali continuano in tutto il mondo a servire “i più poveri tra i poveri” in orfanotrofi, lebbrosari, case di accoglienza per anziani, ragazze madri, moribondi. In tutto sono 5000, compresi i due rami maschili, meno noti, distribuiti in circa 600 case sparse per il mondo; senza contare le molte migliaia di volontari e laici consacrati che portano avanti le sue opere. “Quando sarò morta – diceva lei –, potrò aiutarvi di più…”.