Una riflessione a 360 gradi rivolta a studenti, insegnanti, personale non docente e dirigenti scolastici, alle famiglie:
“Carissimi, tutto il dibattito sulla scuola in questi giorni – se aprire o meno – ha preso semplicemente un colore politico, che non fa bene a noi e alla nostra nazione. Il virus, come per tante altre realtà, non ha fatto altro che evidenziare ferite antiche, e anche antiche virtù.
I problemi della scuola sono tanti, e purtroppo non sono di oggi: strutture fatiscenti, mancanza di personale, scarso aggiornamento vero dei docenti, rapporti con il territorio, le istituzioni e le famiglie.
Sì, da tanto la scuola è malata, e il colpo più grosso le è stato dato quando si è pensato ad essa come un’azienda tra le tante; azienda che deve produrre senza rispetto per l’umano.
La scuola non è e non può essere un’azienda, gestita tante volte da dirigenti di turno, che non conoscono questo mondo speciale e pensano di dirigerla come si fa con un’azienda di pomodori o altro. La scuola è una comunità educante, co-educante, neanche agenzia, ma comunità fatta di persone affascinate e mosse dalla passione educativa.
Persone che non giocano, ma che si mettono in gioco, e ci mettono la faccia e il cuore, e partono da una vocazione all’insegnamento. Non si trovano a scuola come ci si può trovare su un tram per caso.
Comunità educante ed educata, in sintonia con la famiglia e con tutte le altre realtà che, sul territorio, sanno che educare (ex-ducere) significa far venir fuori ed accompagnare, sempre il meglio in ognuno e verso il meglio per ognuno.
Sì, diciamolo con chiarezza una volta per tutte, che la scuola non è e non può essere un’azienda. La scuola deve iniziare, con tutte le attenzioni possibili che servono non solo oggi ma sempre. Bisogna dare un segnale chiaro che la scuola non è tra le cose opinabili, ma è necessaria per la crescita umana e culturale del nostro Paese. Non dimentichiamo che la scuola è anche lavoro e dà lavoro a tanti. Tutte le scuole devono iniziare, anche le paritarie che hanno una lunga storia e tradizione e, anche in Italia, le famiglie devono poter scegliere il meglio per i loro figli, senza alcuna discriminazione.
Urge investire sulla scuola e la cultura, se non vogliamo tornare alle caverne, e tanti segni purtroppo già sono presenti nei nostri ambienti. Urge investire sulla vera formazione dei docenti: abbiamo docenti preparati e appassionati che aspettano di essere stimolati per fare meglio e di più, e ad essere retribuiti con più dignità, equiparandosi ai colleghi dell’Europa.
Come Vescovo delegato dalla CEC per il mondo della Scuola mi piace incoraggiare la grande e variegata comunità educante che insiste e vive nella nostra Regione Campania. Investiamo sulla cultura per preparare un futuro migliore, per vivere con attenzione il presente, sempre attenti alla dignità di ogni persona; i più poveri della nostra società coincidono anche con quelli meno acculturati e quindi preda dei predatori. La scuola ridiventi, nella nostra regione, presidio di libertà e di legalità, dove impariamo a leggere, a scrivere e a far di conto per vivere degnamente il tempo donatoci dal Signore.
Come abbiamo fatto con i nostri luoghi di culto, prepariamo tutto con attenzione e apriamo per bene per circoscrivere il virus della pigrizia e del disimpegno. Non è possibile rimanere eternamente blindati a casa, senza sapere da dove viene il pane, e fermandoci ad un’idea approssimativa della realtà.
Carissimi, apriamo, con impegno e intelligenza, ed entrerà aria nuova e fresca nella nostra vita!
Buon anno scolastico a tutti”