Sembra un cimitero. Il cimitero delle nostre coscienze. Purtroppo, chi ha fatto questo una coscienza non ce l’ha. E ogni anno stiamo a celebrare il funerale della collina. E il sacrificio degli alberi che piangono la nostra miseria.
In poche parole, l’avvocato-assessore-giornalista Gaetano Ferrentino ha sintetizzato lo stato d’animo dell’intera comunità sarnese, alle prese da stamattina con un altro grave incendio, sviluppatosi partendo da via Bracigliano. Quando la montagna si ribella celebriamo il funerale della collettività. Rifletta chi s’è macchiato, con la complicità del vento, dell’ennesimo attacco alla natura, insidiata da gente che non ha a cuore, nemmeno il futuro oltre che il presente. Per difendere il bosco dagli incendi e necessario costruire delle infrastrutture quali: viali parafuoco o viali antincendio, sono delle strisce di terreno ad una larghezza e lunghezza variabile, nelle quali vengono eliminate ogni tipo di vegetazione, arbusti, ecc., al fine di bloccare la propagazione dell’incendio; piste viabili, sono importanti per consentire l’ingresso a quei veicoli necessari per lo spegnimento dell’incendio; depositi d’acqua, pozzi, laghetti artificiali vengono creati appositamente in quei luoghi lontani dalle zone marine, in modo da essere a disposizione delle forze d’intervento per lo spegnimento dell’incendio; torrette di avvistamento, le quali vengono poste in determinati punti che abbiano una ampia visibilità, quindi anche posti in una elevata posizione. Queste strutture sono necessarie in quanto prima il fuoco viene scoperto meno sono i danni e l’opera di spegnimento è facilitata. Ma quando viene a mancare il senso del bene comune, diventa complicato parlare persino di prevenzione e di misure varie. Dopo un incendio, le vie di comunicazione sono esposti a un più alto rischio di erosione e caduta massi. Quando bruciano il fogliame e lo strato superiore di humus, le pietre destabilizzate cominciano a rotolare. Effetti ancora più gravi si manifestano dopo l’incendio: lo strato di cenere depositato dal fuoco è impermeabile, per cui nei primi 1–2 anni dopo l’incendio l’acqua piovana stenta a penetrare nel suolo, defluendo al contrario in superficie. In questo modo, in particolare in caso di forti piogge, si verificano fenomeni erosivi. In caso di piogge prolungate ciò può addirittura provocare colate detritiche. Interventi strutturali contribuiscono a contrastare cadute di massi e frane su superfici fortemente bruciate. A fine domenica, il punto della situazione con le parole del sindaco Giuseppe Canfora: “il vento e il buio rendono difficili le operazioni di spegnimento. Le nostre montagne sono segnate dal fuoco, tanti piccoli focolai illuminano quello che è un vero dramma per la nostra amata terra. Intanto, in zona Torregatto un altro incendio si è sviluppato avvolgendo la vegetazione”.