Parte il 14 ottobre la stagione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, la prima firmata dal neo direttore Roberto Andò, regista di teatro, cinema, opera e scrittore palermitano, alla guida del Teatro di Napoli dallo scorso gennaio.
Nel settecentesco teatro di Piazza Municipio, mercoledì 14 ottobre, secondo le modalità previste dai regolamenti ministeriali e regionali di contrasto al Coronavirus, la Stagione si apre con il debutto in prima nazionale dello spettacolo I manoscritti del diluvio, testo di Michel Marc Bouchard, nella traduzione di Barbara Nativi, con la regia di Carlo Cerciello.
In scena fino a sabato 31 ottobre, lo spettacolo è interpretato da Walter Cerrotta, Michele Nani, Danilo Nigrelli, Franca Penone, Bruna Rossi, Maria Angeles Torres. Le scene sono di Roberto Crea; i costumi di Daniela Ciancio; le luci di Cesare Accetta; le musiche di Paolo Coletta; il suono di G.U.P. Alcaro. La produzione è del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.
I manoscritti del diluvio, del sessantaduenne autore canadese Michel Marc Bouchard, denuncia con poetica e malinconica consapevolezza il disarmante e crudo disagio senile dinanzi alla propria immagine riflessa, quando i desideri, la voglia di vivere, amare, condividere e progettare ancora, sono intrappolati dentro un corpo in disfacimento. Un’alluvione, un gruppo di anziani intenti a ricostruire i relitti di una memoria collettiva che le giovani generazioni vogliono ignorare.
“Siamo noi stessi superstiti di un recente diluvio, scrive nelle note Carlo Cerciello, un diluvio che ha messo, purtroppo, in evidenza i buchi neri sociali ed etici di questa società dell’apparenza, dove il valore della vita umana corrisponde esclusivamente alla sua capacità di produrre. La cinica considerazione degli anziani durante questa pandemia, ne è certamente un tragico indicatore”.
Un testo di sorprendente attualità messo in scena da uno dei registi di punta della scena partenopea contemporanea qual è Carlo Cerciello, al quale il direttore Roberto Andò ha voluto affidare la ripartenza del teatro “chiamato oggi ad occupare un ruolo centrale nella ricostruzione, morale e materiale, della nostra società colpita al cuore dalla pandemia”.