Il Sindaco di Scafati con propria ordinanza ha disposto “il divieto di stazionamento delle persone su via Generale Niglio”.
Per i non attenti conoscitori della nostra toponomastica, via Niglio non è propriamente il lungomare di Napoli o il Centro storico di Salerno, bensì la strada dove è posto l’ingresso del liceo scientifico.
In queste sere mi è capitato più volte di passare per quella strada, e quello che ho visto erano sparuti gruppetti di ragazze e di ragazzi: quasi tutti con la mascherina, e che stazionavano all’aria aperta, come incredibilmente capita quando sei adolescente e non c’è nessuna legge che te lo vieti.
Ma si sa, ogni guerra fintamente combattuta, ha bisogno di un nemico immaginario: ed il nostro Sindaco, dopo che qualche settimana fa aveva propagandato una azione di controllo delle forze dell’ordine proprio in quel contesto – manco fosse l’arresto di un pericoloso criminale – decide oggi di trovare in quella fascia sociale e generazionale il bersaglio da indicare.
Si possono dunque fare riunioni al Comune (ne è convocata una giovedì mattina con decine di associazioni culturali), o creare assembramenti in fila davanti le Poste centrali (proprio sotto al Comune e dinanzi la Caserma della Polizia Municipale), ma se sei giovane non puoi incontrare i tuoi amici all’aperto.
Il risultato sarà che molto probabilmente quelle ragazze e quei ragazzi si riuniranno nelle abitazioni private di qualcuno, e cioè proprio laddove è più probabile stare vicini e diminuire il tasso di attenzione rispetto alla mascherina o al distanziamento fisico.
Però così il Sindaco dà l’impressione di fare qualcosa.
Qualcosa.
Nel mentre in città ci sono oltre trecento contagi.
Nel mentre da aprile siamo riusciti solo a novembre ad aprire l’USCA.
Nel mentre non si è attrezzata nessuna rete di solidarietà e assistenza sociale, economica e psicologica a coloro che sono colpiti dal Virus.
Nel mentre devono essere ancora pagati i contributi per i fitti.
Nel mentre da aprile avevamo proposto di esentare attività commerciali e produttive dal pagamento delle imposte locali per i mesi di chiusura imposti da ordinanze e DPCM, e solo a novembre – dopo aver bocciato la proposta in Consiglio comunale – il Sindaco annuncia, annuncia, che forse si, si può fare.
Nel mentre in vista della probabile seconda ondata della pandemia (e delle annesse restrizioni) si sarebbero dovute aumentare quantità e qualità di spazi pubblici e verdi, per permettere anche a chi vive in abitazioni piccole, strette, di fruire di luoghi aperti e ariosi, e invece hanno chiuso la villa comunale, fatto scomparire i fondi per la pista ciclabile, abbandonato il parco Primato e quello di via Cappelle.
Ma va tutto bene: il Sindaco ha conferito ad una personalità discussa come Giulio Tarro un improbabile incarico di coordinamento tecnico, e poi è tornato a nascondersi con la testa sotto la sabbia.
Nessun controllo in città, nessuna misura di solidarietà o assistenza, nessuna programmazione per il futuro.
Fino a questa ordinanza spot.
Beninteso: chi scrive avrebbe auspicato, con i dovuti ristori alle attività penalizzate e soprattutto i dovuti aiuti alle fasce più deboli della popolazione, una chiusura generalizzata e una stretta più forte nel Paese, già da un mese.
Ma in assenza di questa, l’idea che ciò che vada oltre il lavoro o lo studio, possa ridursi solo alla frequentazione dei luoghi di consumo, e l’idea che il problema del contagio – con il mercato aperto, i centri commerciali e gli autobus pieni – possa essere circoscritto a poche decine di ragazzi e di ragazze, le ritengo idee sbagliate e pericolose.
Perché ad una generazione si sta togliendo tutto: esperienze formative, didattiche, sportive, sociali.
Per carità, lo impone una pandemia globale, e siamo tutti chiamati a sacrifici estremi.
Ma anche colpevolizzare chi di più sta pagando per questa situazione, e anche per gli errori di tutte le istituzioni, mi pare francamente troppo.
MICHELE GRIMALDI – CONSIGLIERE COMUNALE