Non c’è niente di più inquietante della concomitanza di eventi catastrofici, a distanza di un
emisfero e paurosamente simili per cause ed effetti. Ci abbiamo pensato osservando con tristezza le immagini del crollo della strada statale Amalfitana nei pressi della Marinella, uno degli scorci panoramici più belli del mondo, e ricordando quelle relative al recente cedimento nell’Oceano Pacifico, vicino a Big Sur, di una parte di circa 50
metri della Highway 1, una delle strade più famose del mondo, in California. Certo, si tratta di situazioni diverse
che saranno, purtroppo per gli abitanti della nostra bella costiera, risolte in modi e in tempi che disteranno più dei
chilometri che separano le due località: ma non si può evitare di riflettere su un unico argomento, che è la fragilità della bellezza. Diciamo la verità: su clima e ambiente abbiamo tutti sviluppato una scorza di resistenza dialettica, una sorta di sordità selettiva. Facciamo civilmente finta di essere consapevoli e anche attenti all’argomento, scuotiamo il capo e ci spingiamo perfino, chi più chi meno, a gettare i rifiuti negli appositi
contenitori o a utilizzare i bonus di Stato per l’acquisto di auto ibride: ma nella realtà riteniamo la questione lontana da noi nel tempo e nello spazio, una problematica forse grave per le future generazioni e una serie
di noiose concioni tenute da ragazzine con le trecce. Se pensiamo alla bellezza a rischio immaginiamo facciate di chiese non restaurate o monumenti fatiscenti, al limite a opere d’arte sparite nel nulla. E invece le immagini di queste strade inghiottite dal mare, con monconi d’asfalto sospesi nel vuoto e tubature dell’acqua che disperdono una triste cascata artificiale dall’alto sono il segno di un’interruzione di bellezza, la cancellazione di una contemplazione di cui, naturalmente, sentiamo il bisogno solo nel momento in cui ci viene sottratta.
Qui, o in California, non cambia nulla: il mare si riprende quello che abbiamo colpevolmente trascurato. In attesa di riprendersi tutto il resto, mentre continuiamo a ballare sul ponte della nave che affonda.
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