C’è una luce nuova, ringiovanita, quella che si intravede negli occhi vispi che si scorgono appena appena dalle mascherine, e che lasciano intuire che proprio dietro quei DPI ci sia anche il sorriso splendente dei giorni belli; è un segno distintivo che accomuna chi già si conosce e chi si sta conoscendo oggi, per non parlare di chi si è conosciuto negli anni solamente grazie a quel motivo, e magari insieme ha diviso tempo, pranzi, chilmetri. E poco importa che i giornali adesso si possono leggere anche online, perché il semplice gesto di presentarsi al banco dell’edicola di fiducia e porgere una marea di monetine (perché in giorni come questi si acquistano una marea di quotidiani) ha un retrogusto diverso, migliore, così come più buono appare quel caffè appena sorseggiato, da asporto, lontano dai bar, non in tazzina ma in monouso, perché in questo periodo va così, e bisogna accettarlo.
Il motivo di tutto questa “anormale normalità” è da rintracciarsi in semplici tendenze stilistiche: dopo undici anni, in una giornata tiepida giornata di primavera, torna di moda il nerazzurro, coinvolgendo una buona fetta dello stivale, da nord a sud, pronta a tingere le strade e le case con quei due colori. Una vittoria, quella dell’Inter di Antonio Conte, che rappresenta uno strappo nell’albo d’oro, un punto di discontinuità col recente passato calcistico, che vedeva i festeggiamenti dello stesso club da quasi una decade. Un trionfo che in molti aspettavano da un po’, addirittura da quel 22 Maggio 2010 in cui l’Inter di Josè Mourinho riuscì nell’impresa di conquistare l’Europa. Una gioia che ha riempito di sciarpe e bandiere, non senza polemiche, quella Piazza Duomo orfana di interismo dal 2010, ma che non si è limitata soltanto al centro milanese ma ha evaso i confini, in perfetta corrispondenza con il nome “Internazionale”, arrivando in ogni angolo della nazione, anche in quell’Agro Nocerino Sarnese che, in alcuni centri, Scafati e Nocera Inferiore su tutti, oltre al tifo per le varie squadre locali, ha anche un cuore diverso che batte al ritmo delle tonalità scelte dal Muggiani in quella notte del 9 Marzo 1908.
188 chilometri quadrati di estensione e una lunghissima tradizione sportiva, con San Siro che dista 849 chilometri dal “28 Settembre” di Scafati e 854 dal “San Francesco d’Assisi” di Nocera, eppure gli occhi che spuntano fieri mascherine, stamattina, hanno dentro quello stesso bagliore magico, malinconico ma festoso, quello che solo il tempo può far assaggiare, quello che solo il calcio, nelle sue mille sfaccettature, sa far pulsare. Nei gesti quotidiani che quasi si svolgono meccanicamente oggi si avverte un profumo diverso; l’alba stamattina è nerazzurra sull’agro, così come in tutta Italia. E le emozioni potranno descriverle soltanto gli occhi perché il resto dei volti è coperto dalle mascherine. Ma potete giurarci che dietro, sicuramente, c’è un solco lungo il viso. Come una specie di sorriso.
PASQUALE FORMISANO