La prima parte della domanda presuppone, anzi impone, una risposta retorica. La città è in difficoltà come tante altre, per la pandemia e non solo: c’è da fare i conti con i conti…, quelli del bilancio, angoscia per tanti comuni a seguito della recentissima sentenza della Corte Costituzionale sulle riviste modalità pluriennali a riguardo dei debiti da spalmare. Il resto è noto: grandi questioni irrisolte (dalle nomine Acse alla posizione del presidente del consiglio comunale Santocchio) e speranze col punto interrogativo sulla tenuta dell’ultimissima giunta varata (per Salvati, a due anni dalla elezione, cominciano ad essere già troppi i rimpasti voluto da una litigiosa e variegata coalizione di centro-destra).
Ma in città, tesseramento appena finito alla mano, comincia ad essere più interessante e integrante la seconda parte della domanda: dove va il Pd ? A Scafati, vi sono varianti di non poco conto, destinate in breve tempo a cambiare lo scenario del partito e della sinistra in generale. L’ordine partito dall’alto, e recepito in tante realtà locali, è stato il seguente: tornare a far “numero”, mettendo momentaneamente da parte i tanti “distinguo” e le passate lotte intestine. Far numero per tenere botta e tentare di vincere o rivincere al doppio appuntamento con le comunali, che si consumerà tra l’autunno 2021 (Napoli, Salerno e non solo) e la primavera 2022. De Luca, tradotto, comanda sempre ma ha capito che il momento giusto di mettere da parte sigle e siglette ad personam e spingere verso una coesione piddina almeno formale se non proprio sostanziale.
A Scafati, la situazione è ancor più articolata. Il ritorno in grande stile di Letta a Roma ha già avuto i primi effetti; Russo neo-arrivato ma anche il ritorno in auge di Vaccaro, vicinissimo alle posizioni del segretario Pd. E non è finita qui. Tafuro, col Polo Civico, può diventare una porzione, già aggiunta, importante per qualità e quantità. Cucurachi resta una risorsa e prima poi abbandonerà la finestra. La Fogliame ha già compiuto il grande salto. Carotenuto lo danno per attratto. Se Pesce è una figura simbolica (aggettivo comunque rilevante), l’altro ex sindaco tesserato che si chiama Bottoni vanta ancora un discreto seguito di consensi e si presuppone di voti. Si ritorna a parlare di Marano, avvocato già indicato due anni fa come possibile candidato a sindaco. Tutte situazioni evidenti o al confine dell’evidenza. Ma la vera questione, secondo addetti ai lavori e politologi in servizio permanente effettivo, riguarderebbe un’ampia fetta di “alibertiani”, ormai da considerare ex “alibertiani”, dati in arrivo, con modalità di stabilire, nel partito di riferimento del centro-sinistra. Infine Scarlato: doppio qualche anno sabbatico, si torna con insistenza a parlare di lui per candidature prossime varie.