Il comitato Tutela del Sepolcro Gentilizio scrive al Capo dello Stato: nonostante il diritto di prelazione, le cappelle loro sottratte sono in vendita a cifre esorbitanti. Verrà chiesto un risarcimento danni.
NAPOLI – Non si è ancora conclusa la brutta vicenda che riguarda i 90 manufatti cimiteriali che il Comune di Napoli, dando seguito a una sentenza del Consiglio di Stato, ha acquisito al patrimonio ormai da anni.
Cappelle e loculi, infatti, erano stati abusivamente costruiti in un’area monumentale e l’illecito è andato avanti per decenni, senza che il Comune si rendesse conto di cosa stesse realmente accadendo nel suo Cimitero Monumentale di Poggioreale.
Durante tutto l’iter processuale, gli acquirenti di tali loculi sono stati sempre definiti (in ogni atto è possibile ravvederlo) come parte lesa e “in buona fede”. Tanto in buona fede che addirittura ci sono atti notarili a testimoniare l’avvenuto acquisto di cappelle che non dovevano nemmeno esistere e che il Comune di Napoli ha fatto sì si costruissero per anni sotto al proprio naso senza mai intervenire.
Ultimo atto della battaglia del Comitato Tutela del Sepolcro Gentilizio (associazione di alcuni degli acquirenti sopra citata) è una diffida all’Amministrazione cittadina partita nelle scorse ore contemporaneamente a una lettera, scritta di proprio polso dal presidente Achille Sauro e rivolta direttamente al Capo dello Stato Sergio Mattarella per chiedere attenzione sulla loro battaglia.
Il Comune ha difatti concesso il diritto di prelazione agli acquirenti per “ricomprare le proprie cappelle”, ma lo ha fatto a prezzi definiti dagli stessi “esorbitanti”: si va dai 30mila euro per i manufatti di minori dimensioni a 70mila per quelli maggiori. Questa cifra andrebbe ad aggiungersi a quella già spesa all’epoca per acquistare i manufatti “irregolari” (per prezzi che si possono tradurre in euro da 30mila a 250mila). Con la chiusura del procedimento giudiziario per decesso dell’unico imputato rimasto, e che ha visto quindi nessuno pagare per l’illecito, gli esponenti del Comitato si ritengono “gli unici truffati e puniti due volte”.
“Vista la continuità temporale con cui detti fenomeni criminali si sono protratti nel cimitero di Napoli – si legge nella diffida a firma dell’avvocato Giovanni Rubinacci che cura dal primo momento gli interessi degli iscritti al Comitato – sussiste una chiara condotta omissiva del Comune di Napoli, come causa ovvero concausa efficiente nella determinazione dei danni patrimoniali, esistenziali e morali di centinaia di famiglie napoletane che ad oggi non riescono a garantire una degna sepoltura ai propri cari salvo il cappiocostituito dal pagamento vessatorio degli oneri predetti”. E annuncia l’azione risarcitoria nei confronti del Comune.
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