«La Prefettura – dicono i rappresentanti del comitato anti-camorra – ha presentato al Comune tutta una serie di richieste che non sono però stata realizzate su questi punti. Chiederemo un incontro al sindaco anche oggi perché chiarisca le ragioni di questa situazione». Al summit in Prefettura hanno partecipato anche Tania Sorrentino, la moglie di Maurizio Cerrato (ucciso dopo una lite per un posto auto ad aprile) e Fabiola Staiano, figlia di Luigi, imprenditore anti-clan assassinato nel 1986 per aver denunciato i camorristi che gli chiedevano il pizzo.
Trecentoquarantasei persone condannate in via definitiva per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Per una città che conta meno di quarantamila abitanti. Un affiliato ogni 100 persone, un ras in ogni quartiere. Numeri drammatici resi noti, ieri pomeriggio, nel corso del vertice tra i rappresentanti delle forze dell’ordine, il comitato anti-camorra e il Prefetto di Napoli, Marco Valentini. Un summit voluto con forza dal nuovo gruppo al quale aderiscono 40 tra associazioni, sindacati e cittadini. Un comitato nato appena ventiquattro ore prima del tentato omicidio di Michele Guarro e a meno di quarantotto ore dal delitto costato la vita a Francesco Immobile.
«La situazione è più grave di quella che potessimo immaginare – le parole del senatore Sandro Ruotolo, rappresentante del comitato, a poche ore dal summit in Prefettura – C’è una questione nazionale su Torre Annunziata. I dati dicono che ci sono intere zone della città dove non c’è il controllo dello Stato ma solo il controllo della camorra. Tante piccole Fortapàsc». «E’ stato deciso di aprire un tavolo permanente di confronto sulla questione Torre Annunziata – le parole di Sandro Ruotolo – Un primo passo concreto nella lotta alla camorra. Una guerra nella quale tutti devono fare la loro parte, anche i cittadini».