Cominciò per caso. Poi alla Rai Joe Marrazzo divenne il più grande reporter dei mille Vietnam italiani: criminalità, droga, caporalato, il terremoto dell’80. Scrisse “Il Camorrista”, sul boss Raffaele Cutolo: Tornatore ne trasse il suo primo film. Ma lui non lo vide mai. Divorato da un male incurabile. Che arrivò prima della (già decisa) condanna a morte della mafia siciliana.
Tullio Pironti, l’editore coraggioso napoletano appena scomparso, amava ricordare: “Ero agli inizi della mia carriera come editore, non ero nessuno. Incontrai casualmente Joe in un ristorante di Napoli, non lo conoscevo ma trovai il coraggio per fargli a bruciapelo la proposta di un libro su Cutolo. Gli piacque l’idea e dopo pochi giorni firmammo il contratto. Nel tempo divenimmo amici. Dopo un paio d’anni gli dissi: “Joe, non mi importa più nulla del libro, del contratto, dell’anticipo che ti ho dato. Perché in te ho trovato un amico vero”. E lui, di tutta risposta: “Tra quindici giorni avrai il libro”. Si mise in ferie alla Rai, rinchiudendosi in un albergo napoletano: dopo due settimane consegnò il libro. La primissima copia bruciò insieme alla sua macchina: non era la prima volta che gli facevano un attentato. «Io volevo fare bella figura con Joe – racconta ancora Pironti – e così feci fare un editing molto accurato. Lui, quando lesse la versione ripulita, mi disse: “Tullio se non ti volessi bene come a un fratello, ti avrei già accoltellato”. Lo voleva pubblicato così come gli era uscito di getto in quei pochi giorni. E così buttai le copie che avevo già ordinato e ripristinai la prima stesura. Fu un successo. Joe mi fece diventare editore. E fece diventare regista un certo Giuseppe Tornatore che proprio col Camorrista debuttò, con Ben Gazzarra nella parte di Cutolo. Peccato che Joe il film non riuscì a vederlo».