La provincia di Salerno è seconda a Napoli per numero di reati ambientali, ma quinta a livello nazionale secondo quanto emerge dal rapporto sull’ecomafia redatto come da tradizione da Legambiente che mette in classifica le province italiane in base al numero dei reati ambientali. Salerno è addirittura seconda se si considera la classifica provinciale degli incendi scoppiati nel 2020: 335 tra incendi dolosi, colposi e generici superata solo da Cosenza che si conferma prima provincia d’Italia.
Nel ciclo dei rifiuti, la Campania piazza ben 4 province nelle prime sei posizioni nazionali. La più colpita a livello nazionale è la provincia di Napoli con 522 infrazioni, 600 persone denunciate e 6 arrestate con 398 sequestri. Segue Caserta, mentre la provincia di Salerno segue al quarto posto con 227 infrazioni con 216 persone denunciate e 5 arrestate con ben 115 sequestri. Sesto posto per Avellino con 206 infrazioni accertate, 157 persone denunciate e 35 sequestri. Chiude la provincia di Benevento con 57 infrazioni, 37 persone denunciate e 25 sequestri.
Nel ciclo del cemento ancora primato negativo per la provincia di Napoli che svetta a livello nazionale con 368 reati, 116 persone denunciate, 17 arrestate e 97 sequestri, sbalzando dal vertice nazionale la provincia di Salerno che si piazza al terzo posto con 266 infrazioni accertate sul suo territorio, con 104 persone denunciate e 79 sequestri. Scende al sesto posto la provincia di Avellino con 214 infrazioni, 175 persone denunciate e 34 sequestri. A ruota segue la provincia di Caserta con 133 infrazioni, 109 persone denunciate e sequestri).
In generale, la Campania si conferma la regione dell”ecomafia a livello nazionale, come fotografato da Legambiente con numeri inequivocabili. A livello provinciale la maglia nera per illegalità ambientale spetta a Napoli con 1.615 reati, anche se con una significativa riduzione del numero di illeciti, pari al -36,7% (vale la pena precisare che in questa classifica non sono compresi i dati relativi alle attività svolte dai Comandi Carabinieri per la tutela ambiente, le politiche agricole e la tutela del patrimonio culturale).
La Campania registra il numero più alto di reati in applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati, nel 2020 raggiungono quota 280 ( + 77% rispetto lo scorso anno), con 216 persone denunciate e 3 arrestate, coinvolgendo 7 persone giuridiche e con un valore di beni sequestrati di oltre 25 milioni di euro.“A fronte di una situazione inaspettata, causatada una drammatica pandemia, la criminalità ambientale in non si è fatta trovare impreparata. E riuscita a tenere botta, sia nelle attività illegali sia nel relativo business, nonostante i colpi inferti da magistratura e forze di polizia. Il business dell’ecomafia – ha dichiarato Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- minaccia gravemente il futuro della nostra Regione sottraendo risorse preziose all’economia legale, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali.
Non si deve assolutamente abbassare la guardiacontro i ladri di futuro, a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingentissime risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Oltre al lavoro repressivo, va sviluppato anche quello preventivo. Visti i numeri molto importanti di progetti da valutare e cantieri da aprire, con rilevanti produzioni di rifiuti, terre e rocce da scavo potenzialmente inquinate, e fondamentale alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dalla nostra Regione. E’ necessario tenere alla larga da questa grande trasformazione la criminalità ambientale, con l’annessa rete di colletti bianchi, connivenze e corruttele. Governo , Parlamento. Regione e Enti Locali diano un segnale immediato su questo fronte. Non c’e più tempo da perdere.