Non chiedetemi il perché… che già è un interrogativo che mi faccio da solo. Ma in questo periodo “felice” per tutti (e per me in particolare, ma non svelo…) mi son riletto “DELITTO E CASTIGO”, sentendomi, esattamente come nella mia prima lettura da adolescente la controfigura di Raskol’nikov…(a “venir vecchi” a volte si recupera).Confesso però che del sogno terribile di Ròdja non mi ricordavo…. Trascrivo con cura l’essenziale. E si capirà il motivo se i miei 25 lettori avranno pazienza.
E coraggio… Di sé racconta Ròdja: “…Quando era malato aveva sognato che tutta la terra cadeva preda di una tremenda pestilenza inaudita e incredibile, che proveniva dal profondo dell’Asia e avanzava verso l’Europa.
Erano tutti destinati a morire, tranne pochi, un numero esiguo di eletti. Erano comparse nuove trichine, esseri microscopici che si insinuavano nel corpo umano. Solo che questi esseri erano spiriti dotati di intelligenza e di volontà. E le persone in cui si insediavano diventavano immediatamente indemoniati e folli.
Mai nessuno si era considerato tanti intelligente e sicuro delle proprie certezze quanto quelli che erano infettati.
Mai si erano sentiti tanto sicuri dei propri giudizi, delle proprie conclusioni scientifiche, delle proprie convinzioni morali e religiose. Interi villaggi, città, nazioni, finivano infettati e venivano presi dalla follia.
Erano tutti in ansia e nessuno capiva l’altro, ognuno pensava di essere l’unico depositario della verità, e guardando gli altri si disperava, si batteva il petto e piangeva nel più totale sconforto … non ci si accordava su cosa fosse il male e cosa fosse il bene. Non si sapeva chi incolpare e chi discolpare.
E la gente si uccideva con una cattiveria insensata. Si formavano eserciti che volevano marciare contro altri eserciti, ma già quando erano in marcia cominciavano a dilaniarsi da soli, si rompevano le file….
Nelle città si chiamava tutti a raccolta, ma nessuno sapeva chi fosse stato a chiamare e a quale scopo, tutti erano in allarme. Venivano abbandonati anche i mestieri più comuni, perché ognuno voleva proporre la sua opinione, la sua soluzione, e non si riusciva a trovare un accordo. Si arrestò il lavoro nei campi.
In certi posti si formavano capannelli di persone che trovavano accordo sui qualche cosa, si promettevano di non separarsi più, ma subito cominciavano a fare qualche cosa di diverso, che loro stessi prima non avrebbero neppure immaginato ed cominciavano ad accusarsi l’un l’altro …
In tutta la terra potevano salvarsi solo poche persone, i puri, gli eletti, coloro che erano predestinati a dare inizio ad un nuovo genere umano e a una nuova vita, a rinnovare e purificare la terra, ma nessuno aveva mai visto queste persone, nessuno aveva mai sentito le loro parole, la loro voce …”
Il racconto deve molti riferimenti al libro della Apocalisse di Giovanni (9-17). Ed è la premessa per Raskol’nikov per scoprire la salvezza nel suo amore per Sonja. (Come sa il lettore. Lo ricordo per compensare il possibile smarrimento …). Ma ci ritroviamo tutto dell’oggi (e del sempre).
Dalla pandemia all’Afganistan, al Kazakistan, ai no-vax filosofi e ai no-vax imbroglioni, ai social invasivi, ai padroni delle ricette e del destino…. Ai “detentori” della scienza che nulla sanno delle incertezze costitutive della “ricerca scientifica” e della fatica di chi fa scienza davvero di farci i conti quotidiani.
Ma si trova la condizione esistenziale universale dei figli di Caino (Abele è morto senza discendenza), costretti a costruire le città con i loro inferni e grandezze. Ci si trova il Kant del “legno torto” non quello del principio di non contraddizione…. Agostino e non Tommaso…
Insomma ci troviamo tra noi….
Scusate il disturbo