San Giuseppe da Leonessa (1556 Leonessa – 1612 Amatrice) fu un religioso italiano appartenuto all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, proclamato santo da Papa Benedetto XIV nel 1746.
Figlio di un mercante di lana, entrò nell’Ordine nel 1580 mutando il suo nome da Eufrasio Desiderio in quello dell’umile sposo della Vergine; nel 1587 ottenne da Papa Sisto V il permesso di recarsi a Costantinopoli per assistere i cristiani fatti prigionieri.
Fu egli stesso prigioniero dei Turchi a Costantinopoli e appeso per tre giorni a una croce per un piede e per una mano miracolosamente sopravvisse, suscitando l’ammirazione del Sultano che commutò la pena di morte con l’esilio perpetuo.
Al Cappuccino era stato concesso di assistere i cristiani prigionieri e di predicare in città non considerando pericoloso per la sicurezza dello Stato quelle pratiche, ma quando San Giuseppe da Leonessa tentò di entrare nel palazzo reale per predicare davanti al Sultano, il gesto inevitabilmente decretò la sua persecuzione.
Utilizzando un’espressione francescana, il frate chiamava il proprio corpo “frate asino” intendendo che in quanto tale non aveva bisogno di essere trattato come un purosangue, necessitava di poca paglia e molte frustate. E di percosse ne ricevette tante, soprattutto durante la permanenza in Turchia.
Al rientro in Italia, riprese a predicare nei villaggi e nella città reatina, sua patria, assecondando la personale vocazione missionaria sulla quale far fiorire la santità in mezzo all’indifferenza del mondo.
A cinquantacinque anni si ritirò nel convento di Amatrice dove gli venne diagnosticato un tumore e si tentò di operarlo. Rifiutò di essere legato, com’era uso del tempo, e come anestetico strinse al petto il Crocifisso. Non si riprese più.
Prima dell’imbalsamazione e della sepoltura nel convento cappuccino di Amatrice, per conto dei priori della città, il pittore Pasquale Rigo di Montereale eseguì il ritratto post mortem del frate, oggi custodito nella cappella dell’ospedale cittadino.
Il quadro rappresenta la fedele testimonianza iconografica del santo, mentre nella Chiesa dei Cappuccini a Parma, è custodita la più nota e celebre tela che lo raffigura di G. B. Tiepolo del 1746.