Da giù arriva il canto allegro di qualche aspirante neo-melodico. Sopra, Biblioteca Comunale, non funziona manco il wi-fi (potenza della lirica, dove ogni inaugurazione è un falso). Però la sala è piena, anzi zeppa. Presentazione del libro “Il vestito azzurro” della collega doc Antonella Napoli. In un momento caratterizzato dalla guerra per antonomasia in primo piano, la Russia-Ucraina, c’è il rischio di dimenticare, per distanze dall’ovest e ridotta dimensione social, tante altre guerre. Ma l’esperienza da inviata in pericolo vero, vissuta sulla sua pelle, rende il libro della Napoli particolarmente attendibile e fluido.
Ha scritto e scrive per giornalista professionista scrive per Repubblica, Limes, Vanity Fair, Haffigthon Post, Internazionale, Left, Avvenire, Espresso. Esperta africanista ha scritto articoli e reportage sulle aree di crisi di tutto il mondo. Direttrice e anima di Focus On Africa, prima testata giornalistica italiana di iniziativa editoriale pura dedicata al continente africano. Originaria di Battipaglia, Antonella vive a Roma da anni ma la sua casa è il mondo, specialmente l’Africa. Nel 2000 si avvicina alla comunicazione politica, ricoprendo anche la carica di portavoce del presidente Lamberto Dini. Prosegue comunque il suo lavoro giornalistico, pubblicando editoriali su testate nazionali come “La Stampa” e “Vanity Fair“. È anche una scrittrice: suoi i libri “Volti e colori del Darfur”, “L’innocenza spezzata“, “Darfur, the colours of hope” e “Il mio nome è Meriam“. Ha realizzato vari documentari, dal Sudan alla Turchia, dal Libano alla Siria. Tra questi “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur”, che ha ricevuto una menzione al Festival del giornalismo “Ilaria Alpi” nel 2008. Per il reportage fotografico tratto dal libro “Volti e colori del Darfur”, divenuto una mostra itinerante (in Italia ed Europa), ha ricevuto nel 2013 la Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica. Da sempre in prima linea nella difesa dei diritti umani, a marzo del 2019, le è stata dispost la scorta in seguito a minacce arrivate alla cronista da gruppi di estremisti islamici riconducibili ai sedicenti Fratelli Musulmani sudanesi. «Ha pensato bene di minacciarmi per impedirmi di scrivere su quanto stia avvenendo nel Paese africano governato da Omar Hassan al Bashir, un ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità e genocidio», affermò allora la giornalista. Il vestito azzurro è tante cose. E’ anche un vissuto del genere: in Sudan durante le rivolte che hanno portato alla caduta del dittatore Omar Hassan al-Bashir nell’aprile del 2019, viene fermata mentre sta riprendendo alcuni palazzi governativi a Khartoum. Trattenuta per ore dai servizi di sicurezza, subisce un duro interrogatorio. Il peggio viene scongiurato solo grazie all’intervento tempestivo dell’ambasciata italiana e del Ministero degli Esteri. “Ho improntato i miei racconti all’insegna dell’indignazione. Indignare per abbattere l’indifferenza e per spingere ad agire. È solamente la sorte che ci fa nascere al sicuro o in pericolo. E chi è più fortunato ha delle responsabilità nei confronti degli altri. Soprattutto quando sei una donna. Al centro del volume le settimane travagliate della caduta del regime di Omar Hassan al-Bashīr, a partire dalle rivolte del pane, con lo sguardo della scrittrice che senza paura si posa sulle strade di Karthoum, segnate dagli scontri violenti tra il governo e i contestatori, per raccontare le storie di chi ha combattuto per la conquista della libertà. Il coraggioso dell’ unica giornalista occidentale in Sudan durante le rivolte che hanno portato alla caduta del dittatore al-Bashīr nell’aprile del 2019, il coraggio che arriva fino al Darfur, dove avviene l’incontro con la giovane rifugiata Hiba da cui deriva il titolo del libro”.