Tra “oro blu” disperso in condotte obsolete e falde inquinate, l’Italia è sempre più un «paese a stress idrico medio-alto». A lanciare l’allarme Legambiente in un dossier in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2022. In particolare, secondo gli ultimi dati Ispra, in Italia vengono consumati circa 26 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno: il 55%, è legato agli usi agricoli, il 27% a quelli industriali e circa il 18% per scopi civili.
In Italia lo spreco dell’acqua è ancora un problema soprattutto infrastrutturale. Nel 2020 è andato sprecato il 36,2% dell’acqua immessa in rete nei comuni italiani capoluogo di provincia e città metropolitana, dove risiedono 17,8 milioni di persone, circa il 30% della popolazione. È l’equivalente di 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete. Il dato aggiornato sulla spina nel fianco della rete idrica italiana che, è il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti, è emerso nel corso della presentazione del Blue book 2022 sui dati del servizio idrico integrato in Italia della Fondazione Utilitatis, realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat e con il supporto di Utilitalia. In pratica, più di un terzo dell’acqua immessa nella rete va sprecata. Il quantitativo in termini assoluti è enorme: si tratta di quasi 1 miliardo di metri cubi all’anno e di 2,5 milioni di metri cubi al giorno.
“È un punto percentuale in meno sul 2018, ma ci aspettavamo di meglio”, ha sottolineato il direttore delle statistiche ambientali Istat, Sandro Cruciani, auspicando che “i dati sugli investimenti ci aiutino ad accelerare la dinamica che è ancora insostenibile“. Anche perché andando ad approfondire “ad approfondire alcune realtà territoriali, ci troviamo anche situazioni in cui le perdite sono oltre il 50% – ha aggiunto -. Stiamo parlando di un numero significativo di comuni: ben 27 città tra cui Caserta, Salerno, Pescara e Frosinone“.
Allo stato attuale, si legge nel rapporto, l’assetto infrastrutturale rimane caratterizzato da “diverse criticità che variano in base alle aree territoriali, alla vetustà delle reti acquedottistiche (causa principale delle perdite idriche di rete) e all’adeguamento non ancora completo del sistema fognario e depurativo alla normativa di settore”. Second il Blue book, in particolare, relativamente alle fasi a valle del ciclo idrico, l’Italia oggi sconta ancora i ritardi nell’adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione. Sono quattro le procedure di infrazione che abbiamo subito per la mancata o inadeguata attuazione alla direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.