Dantedì: la Giornata nazionale dedicata a Dante. Nel 2020 è stato istituito il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante, che si celebra il 25 marzo. Su proposta del Ministro Dario Franceschini, il Consiglio dei Ministri ha istituito nel 2020 la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, con lo scopo di sottolineare il suo ruolo di rappresentante della cultura italiana nel mondo. La scelta della data è ricaduta sul 25 marzo perché è il giorno in cui, secondo gli studiosi, sarebbe iniziato il viaggio di Dante nell’aldilà raccontato nella Divina Commedia.
Dante non si limita a scrivere ‘peccato’ (circoscritto all’ambito religioso) o ‘esilio’ (puramente legato alla sua esperienza personale), bensì introduce un altro termine, allegorico e polisemico, che permette di raggiungere l’universalità dei lettori. Infatti, anche tramite l’inizio in medias res, il lettore viene immerso nella selva oscura insieme al Dante personaggio, immedesimandosi e rendendola personale.
Ognuno di noi ha la propria selva. Chi ci è già entrato, chi ha trovato il modo per uscirne, chi deve ancora viverla. È un momento della vita in cui si commettono errori, si è infelici a causa di avvenimenti o torti subiti; è perdita di principi morali, scelta di una vita peccaminosa. È debolezza interiore, smarrimento, depressione, una situazione negativa in cui una persona può ritrovarsi, senza condizionamento di un’età precisa, ovvero a metà della nostra vita, in quanto sinonimo di ‘mezzo’ potrebbe essere ‘il centro’, che porta quindi ad un tempo qualitativo e non cronologico. Questo permette di trovare corrispondenze tra la sua opera e l’attualità, poiché il lettore si può rendere conto di star attraversando un periodo simile al suo descritto.
Al giorno d’oggi, il malessere (mal de vivre o spleen baudelairiano2), che tormenta un po’ tutti in quest’epoca, dipende probabilmente dal nostro stile di vita, che ci sta allontanando sempre di più da un modo di vivere valoriale e anti-conformista. In una società che ci chiama continuamente al risultato, alla prestazione eccellente, alla competizione senza esclusione di colpi, ad una vita frenetica, d’incertezza, caratterizzata dal nichilismo, materialismo ed individualismo, in molti finiscono per avere la sensazione di non farcela, di non ritrovare nella propria vita felicità e significato. Forse, la depressione diffusa oggi deriva proprio dall’incapacità sostanziale di vivere a pieno le nostre giornate e dal senso di vuoto interiore.