Con esercizi di retorica da salone di barbiere, facendo quindi esercizi linguistici acrobatici per tentare di passare da ‘sotto’, chi si trova dalla parte del torto, a ‘padrone’, legittimo conduttore del gioco. Il comportamento di Putin e della Nomenklatura che lo circonda rappresenta una delle modalità di azione che più si avvicina a quanto descritto. L’ultima dimostrazione della cattiva fede con cui agisce, il comandante in capo di quello squadrone della morte l’ha data durante l’incontro al Cremlino con il Cancelliere austriaco Nehammer. Questi, alla fine dell’ incontro, ha definito il tono della conversazione tutt’altro che cordiale, rivoltosi per giunta in un nulla di fatto. Non così, per capacità e non per buona sorte, è andata per il Premier Draghi che, con il ministro degli esteri Di Maio e il Presidente dell ENI De Scalzi, si è recato in visita di lavoro a Algeri. È opportuno ricordare che, tra le ex colonie francesi, quella che ha custodito meglio i retaggi positivi di quella botta di europeismo ante litteram ricevuta con l’occasione, è proprio l’ Algeria.
I tre rappresentanti italiani sono stati ricevuti dal Presidente di quel paese, Tebboune, che li ha accolti con cordialità non di maniera. I quattro si sono seduti su un divano e due poltrone, come avrebbe disposto un padrone di casa occidentale ricevendo ospiti, peraltro primari clienti. Anche perché quei signori erano andati a portare soldi in cambio di gas. Già tale coreografia fa stridere ancor più gli incontri che si stanno susseguendo a Mosca. Lo Zar da opera dei pupi usa ricevere i suoi interlocutori – non ospiti, nb – seduto in testa a un tavolo tanto lungo quanto kitch, lasciando che il malcapitato di turno si sistemi di fronte a lui, a debita distanza. Ancora una volta chi osserva con distacco certi comportamenti ha la conferma che non si può cavare sangue dalle rape. Passando a fatti più importanti per il Paese, fa piacere prendere atto che i tre italiani che hanno scavalcato il Mediterraneo hanno portato a casa un buon risultato. Lo stesso è solo un primo, per quanto importante, passo verso lo scioglimento del cappio della fornitura russa. Tra le altre notizie positive, c’è che il gas algerino dovrebbe cominciare a scorrere nelle condutture italiane entro l’anno. Chi aveva detto che un manager, peraltro con un trascorso di docente di materie economiche, non era la persona adatta, per di più in un periodo così agitato già al suo insediamento, da essere a capo del governo, avrà avuto modo di ricredersi. Il Capo del Governo Professor Draghi, già la settimana prossima ritornerà nel continente nero per cercare di raggiungere altre intese come quella appena perfezionata, in diversi altri paesi. In tal modo prenderà due piccioni con una fava: lascerà Putin con un palmo di naso e avrà messo in atto uno dei principi più importanti dell’economia operata in un mercato libero e concorrenziale. Continuerà così facendo a diluire la domanda del Paese relativa al fabbisogno energetico tra più venditori, in modo tale che, seppure qualcuno di essi dovesse chiudere I rubinetti, il Paese non resterebbe al buio e al freddo. Inoltre, in una situazione del genere, buona parte del prezzo degli idrocarburi sarà determinata dal mercato, libero e concorrenziale. Non facendo solo ciò si risolveranno i vari problemi che costringono l’Italia a giocare in difesa. Ogni giorno vengono fuori situazioni bizzarre, concretatesi da tempo e accantonate maldestramente, con responsabilità ormai difficili a essere ricondotte a chi le ha messe in atto. Una per tutte, il sottoutilizzo dei gasdotti provenienti dalle coste del Nordafrica nell’ordine di poco meno della metà della loro portata. Altrettanto vale per lo scarso utilizzo dei rigassificatori, giusto complemento all’opportunità di differenziare, senza polverizzare, il fronte dei fornitori di quel combustibile. Le implicazioni del risultato della missione italiana in Nordafrica sono anche di tipo rasserenante per la popolazione. Il Paese, come l’ Europa, riuscirà a andare avanti e meglio di ora anche senza che venga Baffone.