È morto Mino Raiola. Il super agente aveva 54 anni. Da qualche mese le sue condizioni si erano aggravate. A gennaio era stato operato d’urgenza a Milano.
Era un personaggio fuori standard. Non ama vestiti eleganti, eventi mondani, paillets e riflettori. E’ un agente dentro il mondo dei giocatori, ma al tempo stesso distaccato. “Se qualcuno deve dimostrare qualcosa con il modo in cui si veste, nasconde qualcosa. Io mi posso permettere di girare anche con le infradito…” – risponde a chi gli chiede i motivi del suo vestire. Modi casual, show davanti alle telecamere, non si tira indietro quando c’è da sparare a zero sul sistema calcio e sulla realtà italiana in particolare. Mino Raiola sa il fatto suo in tema calcistico. “Da mio padre ho imparato a lavorare h24 e da mia madre l’ossessione per lo studio“. Cresciuto in Olanda parla olandese, inglese e tedesco praticamente come madrelingua a cui vanno aggiunte spagnolo, francese e portoghese. Lingue latine come italiano e napoletano parlate in casa. Il personaggio Raiola sa essere tedesco con i tedeschi e napoletano con i napoletani. Riesce a sdoganare e in qualche modo a ‘scimmiottare’ modelli ben noti in patria. Quelli dell’italiano medio, l’espatriato cresciuto a pane e lavoro, ecc… Recentemente è anche entrato in possesso della casa di Al Capone a Miami il quale sembrerebbe essere nella sua genealogia. Inutile enumerare i giocatori di cui ha la procura. Mino Raiola vuole personaggi con cui identificarsi e con cui entra in sintonia. “Quando giocavo a calcio ero un numero 10 e ero asbbastanza arrogante” – dice lui stesso a un’intervista. Non è solo riferimento per i giocatori nostrani, olandesi, scandinavi e nord europei.
Inizia la carriera imprenditoriale. Nel 1987 ad Haarlem diventa responsabile del settore giovanile. Nel frattempo conclude il suo primo affare comprando un McDonald e rivendendolo generando utile. Da vita alla sua prima società di intermediazione, la ‘Intermezzo‘. Entra quindi nel consiglio degli imprenditori di Haarlem. Inizia così a partecipare alle prime trattative di giocatori perché nel frattempo stipula un accordo con il sindacato giocatori olandese. Svolge attività di interpretariato nelle trattative e inizia ad apprendere i primi rudimenti del mestiere. Siamo nel 1992 e Carmine Raiola ha 25 anni. Ecco che contribuisce al trasferimento di Brian Roy dall’Ajax al Foggia di Zeman. Nel 1993 entra nell’affare che porterà Bergkamp e Jonk all’Inter.
Capitolo Foggia. Altra patria del pomodoro, rappresenterà per Raiola una parentesi fondamentale. Decide infatti di spostarsi per un anno in Puglia per conoscere meglio il calcio italiano, il Presidente Casillo, Zeman e i suoi colleghi agenti tra cui Canovi e Caliendo che lo citeranno spesso quando interrogati a riguardo. Terreno e ambiente sicuramente non facile per un ragazzo così giovane che comunque dalla sua ha la conoscenza delle lingue e l’appartenenza a una cultura solida come quella olandese. A Foggia conosce anche Roberta Barbetta sua futura moglie e mamma dei suoi due figli.
Da evidenziare che Foggia ha un grande legame anche con il mondo Lazio. Infatti molti grandi personaggi della storia biancoceleste – come Maestrelli, Signori e Zeman – hanno trascorsi nel ‘Tavoliere’.
Diventa agente FIFA. Gli anni ’90 sono il periodo di ascesa del giovane Raiola. Il quale diventa ufficialmente agente FIFA e crea la società di intermediazione calcistica Sportman con varie sedi nel mondo: Montecarlo, Brasile, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Nel 1996 arriva il primo vero colpo importante con la firma Mino Raiola sul contratto. Ecco Pavel Nedved alla Lazio di Cragnotti. “200 milioni per ragazzo sono troppi” – diceva Zeman a Raiola. I rapporti tra i tecnici e Raiola non sono sempre idilliaci. Al caso del boemo nel tempo si aggiungono quelli di Ferguson e Guardiola. Arriva comunque la notorietà e i giocatori importanti lo cercano perché lui è come loro: prendere o lasciare.
“Guarda qua! Sheva 22 gol/27 gare. Vieri 24 gol/27 gare. Inzaghi 20 gol/25 gare. Trezeguet 20 gol/24 gare. Tu 5 gol in 25 partite. Che significa?“