Il mercoledì da leoni è finito con un giorno da pecora. Draghi andrà via, sceglierà Mattarella la formula tra elezioni immediate, governo che gestisca i mesi che restano fino alla Primavera o il disbrigo degli affari correnti. Si dice che la mancata elezione al Quirinale, abbia reso svogliata l’ultima fase di governo-regno di Draghi. Può darsi, le ambizioni umane hanno un peso, anche nei cosiddetti “migliori”.
Di certo l’hanno reso impettito (oggi la dimostrazione al Senato, cercando il muro contro muro e provocando ulteriori scontenti) e magari incapace di dare il giusto peso al generale movimento franoso grillino. Il Pd l’ha appoggiato fino all’ultimo, quasi con masochismo pensando alle elezioni che verranno. Il fantomatico e variamente composito centro ha speso settimane auto-non-definendosi. Il centro-destra di governo ha colto al volo l’assist della frana grillina, sondaggi alla mano immediate elezioni affrontate unitariamente (certo sarà complicato fare i conti con la Meloni…) darebbero vittoria al di là dell’assemblaggio avversario (campo largo o ristretto fate voi). Fine dei giochi, dell’unità nazionale divenuta necessità, del “migliore” tra i migliori stimatissimo all’estero, una specie di mago del Pnrr. Ora come sopravviveremo ? Perderemo i soldi resilienti ? Perderemo credibilità ? Scivoleremo verso una debacle generale tra crisi energetica, inflazione e povertà incipiente ? Non esistono secondo noi gli uomini della Provvidenza, per i credenti al massimo esiste la Provvidenza. Una soluzione si troverà. E’ vero non serviva una fiducia di facciata, come ha detto Draghi al Parlamento. Ma non serviva più manco questo governo, logoratosi col trascorrere del tempo e con l’avvicinarsi alle elezioni. Ecco, noi crediamo che il ricorso alle urne sia urgente e indispensabili, al di là del momento complesso nazionale e internazionale. E’ la democrazia, bellezza. La democrazia messa in quarantena da premier non eletti, oppure figli di intese particolari (estranee al volere degli elettori). La democrazia che resta preferibile a qualsiasi dittatura, compresa quella dei cosiddetti migliori. Ridarle dignità attraverso il voto forse è l’unica medicina che resta a un Paese consegnato troppo spesso e in maniera troppo evidenti a voleri terzi, internazionali e non.