Sto leggendo un po’ di cose , tra le altre ” La scuola mediterranea” di Damiano Previtali. Come mia abitudine, ho dato una vorace scorsa a tutto il testo per individuare quello che “mi serve”. In questo momento di “vigile attesa” dell’inizio del nuovo anno scolastico, diventa necessario mettere in correlazione dati e prospettive, anche nell’imminenza di adempimenti noti ad alcuni, sempre troppo pochi.
Dunque, va detto che l’INVALSI , ad oggi, non ha ancora reso noti i risultati alle singole scuole
Se anche nella mia, (come già implicitamente riconosciuto dal M.I. includendoci nelle scuole finanziate per “combattere la dispersione scolastica”, più di tremila a fronte delle ottomila scuole della Repubblica), non smentiremo il paradigma della discrasia tra risultati INVALSI e valutazione della Scuola, si deve tracciare una roadmap del “miglioramento” con l’obiettivo di arrivare a una convergenza o per lo meno di “abbattere” il tasso di dissonanza, riempendo i campi del RAV “priorità ” e “traguardi”. Sto ragionando su questi aspetti e il testo di Previtali mi è sembrato adatto a fornirmi delle chiavi interpretative utili. Come si legge nella quarta di copertina, il saggio sostiene “una tesi eretica , quasi indicibile nella profanazione del senso comune : molte scuole , che definiamo come un problema per il Paese per alcuni risultati attesi e non raggiunti , in realtà , mantengono dei caratteri mediterranei e ,anche per questo motivo, sono meglio di quanto pensiamo e narriamo. La mediterraneità è la nostra vera ricchezza… “
Ripeto, dopo la prima lettura bulimica, lo devo capire meglio, forse.
Quello che ho capito finora :
1) La scuola mediterranea deve diventare un campo di sperimentazione, uscendo dalla logica performativa della “misurazione oggettiva” , che comunque continuerà ad esistere ( tanto non ce la faremo in tempi brevi e neanche in tempi dilatati, Previtali lo dichiara consapevolmente)
2) Va ribaltato il paradigma delle competenze per “sviluppare il capitale umano” , bisogna scommettere su una scuola in cui formazione ed educazione siano orientati sullo “studente” con enfasi sul concetto di personalizzazione.
In altre parole e Previtali lo dichiara, se la politica non è stata capace di risolvere la “questione meridionale” evitando così che entrassero a scuola e divenissero problemi della scuola, quelli che sono arretratezze oggettive del “contesto” e neanche i fondi PNRR potranno agire sul gap , tanto vale “ignorare” il problema, o per lo meno non enfatizzarlo, e scommettere su un modello di scuola in cui si “personalizza ” e BASTA . Una sorta di scommessa : vuoi vedere che dove non è arrivata la politica, arriverà la scuola?
3) In tale linea, la disconnessione tra cognitive Skill e non cognitive Skill può essere superata con il ribaltamento della prospettiva : a che servono le cognitive skill se poi non sai “campare”? Le compertenze per la “persona” !
Prometto che leggerò meglio, ma la proposta eretica mi sembra tanto il risultato della presa d’atto di una necessità , visto che nulla sarà fatto dalla politica, che se la vedano le scuole, valorizzando le skill tipiche delle aree depresse , come la capacità di “inventarsi ” la vita e l’attenzione all'”altro” , quelle skill che rispondono la nome di resilienza e al team building etc. etc.
La scommessa è che il recupero del non cognitivo consenta l’acquisizione del cognitivo : un grande “esperimento sociale” , dove lo fai ? lo fai al Sud, tanto è “già andato” e nessuno potrà farsene carico
Ho letto da qualche parte che nel programma sulla scuola di Meloni si lavorerà su due modelli di scuola , quella knowlege based e una scuola cui sarà affidato il compito di supplenza alla inadempienze storiche della politica.
Due velocità : non potendo eliminare il paradosso di Zenone, si troverà il possibile nell’impossibile.
Ce la possiamo fare la Scuola Eleatica è la prima Scuola Mediterranea.
Quod non fecerunt Barbari, faciant Barberini e poi quelli che vorranno studiare possono sempre frequentare una “sana scuola “privata”
Vabbè, me lo leggo meglio, forse non ho capito bene, ma il saggio mi sarà molto utile per “giustificare” le priorità del RAV. Dico sul serio