Un’indagine condotta sul territorio di Bergamo dal progetto Selfie ha evidenziato che ragazze e ragazzi trascorrono in media 9 ore al giorno davanti allo schermo. Contando 7 ore di sonno, il campione preso in esame trascorre quindi più tempo della propria vita con uno schermo davanti agli occhi che senza.
Spesso non ci si rende conto di quanto sia esteso il proprio tempo di connessione. Per scoprirlo, se hai un telefono Android vai su “Benessere digitale”; se hai IPhone cerca invece “Tempo di utilizzo”. Probabilmente leggere quelle cifre ti farà impressione, ma il trasloco di gran parte della nostra attenzione altrove non solo è in atto, ma è già a buon punto e abbiamo il dovere di farci i conti. Vale comunque la pena ricordare, come ha spiegato Nilufar Ahmed, docente dell’Università di Bristol, che le aree del cervello che si attivano durante l’utilizzo compulsivo di uno smartphone sono le stesse coinvolte nelle tossicodipendenze.
A peggiorare lo scenario c’è il “doomscrolling”, letteralmente lo “scorrimento delle sventure”. È un neologismo che descrive la dipendenza dalla visione compulsiva di cattive notizie sullo smartphone. Sempre più persone trascorrono quantità spropositate di tempo su dispositivi che forniscono notizie negative. Ma perché proviamo una spinta irrefrenabile a conoscere minuto per minuto l’evoluzione degli orrori in corso, e viviamo un senso di malessere quando ci rendiamo conto di non aver ricevuto l’ultimo aggiornamento disponibile? “I nostri cervelli sono progettati per scansionare le minacce per proteggerci da potenziali pericoli”, ha spiegato Ahmed. “Questo può portare a una perlustrazione costante e quasi inarrestabile delle notizie per aiutarci a prepararci al peggio. Il nostro cervello è disegnato per scandagliare possibili minacce per garantire la nostra sicurezza. Leggere continuamente le notizie, dunque, è un modo per prepararci al peggio”.
Concentrando tutte le nostre energie sulla ricezione infinita delle cattive notizie perdiamo un grande potere: la capacità di agire realmente per attivarci fisicamente e cambiare le cose.