Ringrazio Patrizia De Mennato Professoressa ordinaria di pedagogia generale e sociale a Firenze, per avermi citata nel discorso sull’epistemologia e le idee che stanno sopra la scuola, tra #RitaLeviMontalcini e l’elogio all’imperfezione, #agnesheller e il sapere utile/inutile e il diritto di non leggere, saltare le pagine o interi libri di #danielpennac, per la mia teoria della “didattica dell’imperfezione”. #mariamontessori scriveva chiaramente: “Da qualunque parte si guardi, troveremo sempre il #SignorErrore! Se vogliamo andare verso la #perfezione, conviene stare attenti agli #sbagli perché la perfezione verrà solo correggendoli e bisogna gua
rdarli alla luce del sole, bisogna ricordarsi che essi esistono come esiste la vita stessa“. Quando #rodari parlava della grammatica della fantasia, sapeva bene che cos’è l’errore e il suo potenziale attivo; è intorno all’errore o meglio, al suo grado di approssimazione al giusto, che si costruisce il sapere: “La ricerca scientifica consiste in un sistema di azioni consapevoli, operanti in un ambito convenzionalmente delimitato e costantemente attivo, aperto alla verifica interna ed alla smentita storica, soprattutto capace di agire intenzionalmente sul proprio status interno e sul proprio contesto.“ ( P.De Mennato,La ricerca «Partigiana». Teoria di ricerca educativa, p.42).
L’insegnamento consapevole conosce la verifica interna e il metodo regolatorio scientifico, pondera la smentita e l’errore del processo stesso. In altre parole, un errore non è semplicemente un segno rosso con cui indico a te, ciò che hai sbagliato perchè io so la verità, ma il tuo errore ha una sua logica e diversi gradi intorno alla “correttezza” o “verità”. Come la luce del sole conosce diversi gradi durante il giorno, così illuminerà l’errore che non è notte fonda, ma diverso grado di luce. L’insegnante che voglia davvero trasmettere qualcosa, non si concentrerà sul bianco o nero, vero o falso, errore o verità, ma sul modo con cui sbaglia il suo allievo. E se è davvero un bravo insegnante,osserverà costantemente il suo personale grado di approssimazione.
Questo non discute minimamente la relazione asimmetrica tra insegnante e allievo, non la intacca, ma anzi la rafforza: rende l’insegnante consapevole del proprio ed altrui percorso di conoscenza; lo rende testimone autentico, credibile, trainante e motivante agli occhi dell’allievo. Lo fa diventare il carro di Apollo che l’uomo attendeva all’alba dei tempi, per comprendere la cosmogonia della cose. L’insegnante che ricorda costantemente il suo grado di approssimazione, usa l’intelligenza emotiva e l’empatia come prima risorsa. Quante ricerche scientifiche o letterarie, dobbiamo al grado di approssimazione, è facile da dimostrare. “Sbagliando si impara”, non è solo un modo di dire, ma un esercizio costante interiore da non dimenticare mai. Tutta la vita è un grado di approssimazione intorno all’idea della vita.