“Cari amici, le grandi sfide della nostra società non si potranno vincere senza buoni imprenditori. Vi incoraggio a sentire l’urgenza del nostro tempo, ad essere protagonisti di questo cambiamento d’epoca”. Il Papa Francesco esorta gli imprenditori ad essere protagonisti di un nuovo sistema economico. “Con la vostra creatività e innovazione potete dar vita a un sistema economico diverso – ha detto ancora ricevendo in udienza i vertici di Confindustria – dove la salvaguardia dell’ambiente sia un obiettivo diretto e immediato della vostra azione economica. Senza nuovi imprenditori la Terra non reggerà l’impatto del capitalismo, e lasceremo alle prossime generazioni un pianeta troppo ferito, forse invivibile. Quanto fatto finora non basta: aiutiamoci insieme a fare di più”.
È un discorso di ampio respiro e di larghe vedute quello del Papa a Confindustria: circa 4600 i membri ricevuti in Aula Paolo VI che partecipano all’annuale assemblea che quest’anno si conclude straordinariamente in Vaticano
Sul sito del Vaticano, vengono elencati in sinteesi tutti i temi toccati dal Pontefice: “i trenta denari di Giuda e i due denari del buon samaritano, cioè il denaro usato per tradire o per salvare”. E poi: gli imprenditori “mercenari” e quelli simili al “buon pastore”; il patto fiscale e le tasse come forma di condivisione dei beni; il gap degli stipendi troppo largo tra top manager e impiegati, la creazione di posti di lavoro. E ancorancora, il ruolo delle aziende per l’integrazione degli immigrati, lo sfruttamento e la negligenza nella sicurezza, le donne licenziate a causa di una gravidanza, l’esempio di Alberto Balocco e Adriano Olivetti. Infine, un monito: “Senza nuovi imprenditori la terra non reggerà l’impatto del capitalismo, e lasceremo alle prossime generazioni un pianeta troppo ferito, forse invivibile”.
Il discorso integrale di Francesco ai partecipanti all’Assemblea
Cari imprenditori e imprenditrici, buongiorno e benvenuti!
Ringrazio il Presidente per il saluto e l’introduzione. Sono lieto di potervi incontrare e, tramite voi, rivolgermi al mondo degli imprenditori, che sono una componente essenziale per costruire il bene comune, sono un motore primario di sviluppo e di prosperità.
Questo tempo non è un tempo facile, per voi e per tutti. Anche il mondo dell’impresa sta soffrendo molto. La pandemia ha messo a dura prova tante attività produttive, tutto il sistema economico è stato ferito. E ora si è aggiunta la guerra in Ucraina con la crisi energetica che ne sta derivando. In queste crisi soffre anche il buon imprenditore, che ha la responsabilità della sua azienda, dei posti di lavoro, che sente su di sé le incertezze e i rischi. Nel mercato ci sono imprenditori “mercenari” e imprenditori simili al buon pastore (cfr Gv 10,11-18), che soffrono le stesse sofferenze dei loro lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno. La gente sa riconoscere i buoni imprenditori. Lo abbiamo visto anche recentemente, alla morte di Alberto Balocco: tutta la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza.
La Chiesa, fin dagli inizi, ha accolto nel suo seno anche mercanti, precursori dei moderni imprenditori. Nella Bibbia e nei Vangeli si parla di lavoro, di commercio, e tra le parabole ci sono quelle che parlano di monete, di proprietari terrieri, di amministratori, di perle preziose acquistate. Il padre misericordioso nel Vangelo di Luca (cfr 15,11-32) ci viene mostrato come un uomo benestante, un proprietario terriero. Il buon samaritano (cfr Lc 10,30-35) poteva essere un mercante: è lui che si prende cura dell’uomo derubato e ferito, e poi lo affida a un altro imprenditore, un albergatore. I “due denari” che il samaritano anticipa all’albergatore sono molto importanti: nel Vangelo non ci sono soltanto i trenta denari di Giuda; non solo quelli. In effetti, lo stesso denaro può essere usato, ieri come oggi, per tradire e vendere un amico o per salvare una vittima. Lo vediamo tutti i giorni, quando i denari di Giuda e quelli del buon samaritano convivono negli stessi mercati, nelle stesse borse valori, nelle stesse piazze. L’economia cresce e diventa umana quando i denari dei samaritani diventano più numerosi di quelli di Giuda.
Ma la vita degli imprenditori nella Chiesa non è stata sempre facile. Le parole dure che Gesù usa nei confronti dei ricchi e delle ricchezze, quelle sul cammello e la cruna dell’ago (cfr Mt 19,23-24), sono state a volte estese troppo velocemente ad ogni imprenditore e ad ogni mercante, assimilati a quei venditori che Gesù scacciò dal tempio (cfr Mt 21,12-13). In realtà, si può essere mercante, imprenditore, ed essere seguace di Cristo, abitante del suo Regno. La domanda allora diventa: quali sono le condizioni perché un imprenditore possa entrare nel Regno dei cieli? E mi permetto di indicarne alcune. Non è facile…