Oggi non parliamo di politica, o meglio parliamo di cosa la politica dovrebbe fare e che invece continua a fare. I morti di stanotte a Senigallia pesano ora e peseranno per sempre. E’ vero, è caduta in poche ore pioggia equivalente a 1/3 di quella che normalmente cade in un anno intero. Ma la tragedia è ennesimo campanello d’allarme, nel caso purtroppo campana a morte, sull’Italia che frana e si allaga, che non protegge quel che va assolutamente protetto tutto l’anno e non occasionalmente con la classica pezza a colore quando la tragedia è già avvenuta.
Sempre più frequenti negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale, le “bombe d’acqua” possono spesso causare ingenti danni quali allagamenti, straripamenti, danni a tubazioni, alberi sradicati e traffico bloccato.Le grandi quantità di acqua e umidità possono, inoltre, determinare il deterioramento di beni e fabbricati, la corrosione di materiali ferrosi, elettrici ed elettronici e molto altro ancora. Le conseguenze di questi danni devono essere eliminate in modo rapido e completo attraverso interventi per allagamenti e catastrofi naturali professionali.
Su quest’ultimo appunto, ci sarebbe da discutere a lungo. Cosa si fa in Italia alla voce interventi ?Sono oltre 130 gli eventi meteo estremi, registrati in Italia dall’inizio dell’anno, ma soprattutto rischiano di essere solo il prologo di quanto potrebbe accadere in autunno, quando l’aria fresca del Nord incontrerà le correnti di un mar Mediterraneo, la cui temperatura (30°C) sfiora ormai quella del mar dei Caraibi in piena estate ed è appena inferiore a quella del mar Rosso (32°C). A rilanciare l’allarmante prospettiva è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), il cui Osservatorio sulle Risorse Idriche segnala come le recenti piogge abbiano alleggerito, ma non risolto, la crisi idrica che, partita dalle regioni settentrionali nei mesi scorsi, si è via via estesa verso il Sud Italia.
“Da anni segnaliamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici – ricorda Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi -. Per questo abbiamo presentato un Piano di Efficientamento, finora disatteso, forte di 858 interventi, perlopiù definitivi ed esecutivi, bisognosi di un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro di euro, ma capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro. Come sempre, lo mettiamo a disposizione della classe politica di questo Paese”.
Esempio della contingenza ad alto rischio idrogeologico, che si sta delineando, è la costa tirrenica tosco-laziale, dove sono caduti pochi millimetri di pioggia (mm.1,6 a Capalbio nel grossetano contro gli oltre 100 millimetri registrati dai pluviometri fiorentini) e Tarquinia si candida ad essere “regina della siccità d’Italia” con soli 104 millimetri di pioggia, fin qui caduti nel 2022. Per capire la situazione di rischio idrogeologico, che si sta creando, basti pensare che il minimo storico annuo sulla celebrata località viterbese risale al 2017 con mm. 370; ciò significa che nei prossimi 4 mesi dovrebbero cadere ben 266 millimetri di pioggia solo per evitare un nuovo record negativo.
Manutenzioni, interventi, controlli, soldi stanziati: l’elenco delle omissioni rischia di essere lunghissimo. Allora, almeno per questo tragico venerdì, cari politici risparmiataci la campagna elettorale. Ci sono morti, ci sono problemi che non portano voti ma che sacrificano vite umane: quando li risolviamo ?