E’ giunta l’ora, tra poco calerà il silenzio elettorale, non rispettato come una volta, quando i social e i telefonini non esistevano, ma pur sempre silenzio. Il nostro appello ? Scegliete di testa, di cuore e di pancia: fate voi, basta che sia tutta farina del vostro sacco. Votate questo o quello, Tizio o Caio (senza dimenticare Sempronio), votate scheda bianca, annullate il voto, state a casa. Le opzioni sono tante e sono tutte “democratiche”, da libera espressione, del voto o del non voto. Non siamo eredi di Ponzio Pilato, le mani non le laviamo, in qualche modo domenica le sporcheremo. Ma siamo convinti sostenitori della libertà assoluta di scelta, della parità tra diritti e doveri.
Il 25 settembre si vota secondo la legge elettorale approvata nel 2017 e nota alle cronache come legge Rosato o Rosatellum dal nome del suo relatore di allora. È la stessa legge con cui si è votato nel 2018. Rispetto alle precedenti elezioni politiche, tuttavia, sono intervenute due novità a livello costituzionale: la riduzione del numero dei parlamentari e l’allargamento a tutti i maggiorenni del voto per il Senato (prima sussisteva il limite di 25 anni). Prevede un sistema misto: il 37% dei seggi viene assegnato in collegi uninominali maggioritari (viene eletto il candidato più votato); il 61% viene attribuito in collegi plurinominali (liste bloccate da 2 a 4 candidati) con riparto proporzionale tra coalizioni e liste che abbiano superato alcune soglie di sbarramento; il restante 2% riguarda gli italiani residenti all’estero con 4 circoscrizioni e riparto proporzionale. Fermiamoci qui coi tecnicismi, c’è il rischio di impazzire o di annoiare.
Non crediamo a svolte, a seconda che vinca l’uno o l’altro: comanda l’Europa che deve però confrontarsi con altri “imperi”. Figuriamoci l’Italia, atlantista sì ma quando le conviene, che peso può avere nel complicatissimo scenario complessivo attuale, dominato da mercati e guerra, da gas e speculatori, da inflazione e quel che resta di resilienza. Comunque vada, cambierà pochi: troppi i vincoli esterni, pochi i margini di manovra per cambiare strada. Al massimo assisteremo a cambiamenti di facce, addirittura pochi se dovesse profilarsi un risultato da “volemose bene per forza”. Le promesse strutturali ? Fanno ridere. Ognuna di loro, indipendentemente dallo schieramento che l’ha proposta nei vari comizi, presupporrebbe soldi che non ci sono oppure porterebbe a mega-indebitamento per le famose e sempre citate generazioni future (sempre citate, mai aiutate).
Cresce la povertà, aumentano le bollette e aumentano le cartelle. Il panorama è desolante sul serio. Resti almeno accesa la speranza, di migliorare le cose non certo quella di credere al miracolo. Nel frattempo: buon vuoto ma anche buon non voto. La scelta è solo vostra.