Giorgia Meloni è alle prese con il risiko dei ministeri. Anche se lei continua a mantenere la consegna del silenzio, il toto-nomi per il prossimo governo non si ferma. Le ultime indiscrezioni confermano l’intenzione del leader di via della Scrofa di puntare alla Farnesina con un proprio candidato autorevole possibilmente donna (in pole resta Elisabetta Belloni) così da poter dare una propria impronta alla politica estera, anche alla luce del suo ruolo di presidente dell’Ecr, il gruppo dei conservatori a Bruxelles. Di conseguenza, l’azzurro Antonio Tajani, dato tra i favoriti per gli Esteri, potrebbe ‘spostarsi’ alla Difesa.
A questo punto per Ignazio La Russa, già ministro della Difesa con il governo Berlusconi, si profilerebbe un posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio o, secondo gli ultimi boatos, la guida del gruppo di Fdi al Senato (a Montecitorio resterebbe l’attuale presidente dei deputati Francesco Lollobrigida). Si parla di incarichi di peso a palazzo Chigi per l’uomo-ombra della Meloni, il senatore Giovanbattista Fazzolari, Daniela Santanchè, il responsabile economico del partito, Maurizio Leo, e l’attuale presidente del Copasir, Adolfo Urso (qualcuno diceva alla Difesa ma a quel punto Fdi dovrebbe scegliere se tenersi anche gli Esteri).
Mentre da Milano trapela che alla Sanità potrebbe trovare casa Letizia Moratti, che arrivando alla Salute sminerebbe la grana regione Lombardia, dove sono scintille in casa con il governatore Fontana. Fdi potrebbe benedire l’arrivo a Roma della Moratti, visto anche che per il partito di Meloni la rielezione dello stesso Fontana non è più un tabu.
Per la Giustizia i meloniani vedono benissimo l’ex pm Carlo Nordio (l’altra contendente per lo stesso posto, la leghista Giulia Bongiorno, viene data alla Funzione pubblica) e al Sud vorrebbero il governatore siciliano uscente, Nello Musumeci, mentre il dicastero delle Riforme calzerebbe a pennello per l’ex presidente del Senato, Marcello Pera.
Per l’Ambiente ci sarebbe in corsa un altro esponente Fdi, Fabio Rampelli e l’eurodeputato e copresidente dell’Ecr, Raffaele Fitto, potrebbe avere buone chance per gli Affari europei. Allo stato, dovrebbe restare fuori dai giochi Guido Crosetto.
Quanto agli alleati, dirimente rimane il nodo Viminale. Ancora oggi dalle parti di via Bellerio fanno sapere che il bis all’Interno resta l’obiettivo di Matteo Salvini. A Salvini potrebbero offrire la carta Nicola Molteni, fedelissimo del segretario, oppure quella di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma che è in lizza con l’altro prefetto Giuseppe Pecoraro.
In ogni caso se Salvini cedesse, accomodandosi all’Agricoltura, cosa che resta remota, scatterebbe un effetto domino, con Gian Marco Centinaio al Turismo al posto del collega Massimo Garavaglia, che ‘pagherebbe’ l’aver fatto parte del governo Draghi da ministro. Inciampo che non sembra riguardare invece la conferma di Erika Stefani alla Disabilità. Mentre Lucia Borgonzoni potrebbe giocarsela per il collegio Romano, alla guida della Cultura, dopo due esperienze da sottosegretaria.
Per la guida di via XX settembre favorito ci sarebbe sempre un tecnico: restano in discesa le quotazioni di Fabio Panetta, membro del board della Bce, e sarebbero stabili quelle di Domenico Siniscalco. Se Maurizio Lupi, in rappresentanza di ‘Noi moderati’, viene dato ai Rapporti con il Parlamento, si parla di Vittorio Sgarbi alla Cultura e di Eugenia Roccella, eletta nelle liste di Fdi, alla Famiglia. Per il lavoro si fa il nome di Luca Ricolfi, ma c’è chi non esclude la carta a sorpresa, cioè che la casella possa andare alla fine proprio a Salvini, che sul lavoro (e sul tema delle pensioni) si fa sempre sentire.
Oltre a Tajani, nomi azzurri che circolano con insistenza anche quelli della fedelissima di Berlusconi Licia Ronzulli, (alla Sanità o alla Famiglia) e del presidente dei senatori Anna Maria Bernini, già ministro per le Politiche dell’Unione Europea. Alessandro Cattaneo, attuale responsabile dei Dipartimenti del partito forzista, potrebbe aspirare allo Sviluppo economico come viceministro.
Legata a doppio filo con il rebus ministri c’è la partita delle presidenze di Camera e Senato, ancora in alto mare. Meloni, raccontano, sarebbe sempre orientata a tenere per il centrodestra la seconda carica dello Stato e lasciare la guida di Montecitorio all’opposizione, come gesto di fair play politico-istituzionale. Per il successore della Casellati tra i papabili c’è il leghista Roberto Calderoli.