Entro sei mesi potrebbero chiudere in tanti e licenziare 370 mila dipendenti. “Da qui alla prima metà del 2023, secondo le nostre stime, almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro”. E’ l’allarme lanciato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenuto all’assemblea di Confcommercio Campania. “Sono emergenze che si sommano alla debolezza strutturale della crescita e dei consumi unita ad una eccessiva pressione fiscale, che caratterizza la nostra economia”, ha aggiunto Sangalli.
Per il presidente Sangalli, occorre “subito, ripeto, subito occorre sostenere le imprese sul versante del costo insopportabile delle bollette, con misure legate a questa emergenza. Ma occorrono anche interventi mirati e più robusti sul cuneo fiscale e contributivo, detassando gli aumenti dei rinnovi contrattuali e rafforzando le misure in tema di credito alle imprese”. E, ha aggiunto intervenendo all’assemblea di Confcommercio Campania “naturalmente, occorre mettere a terra riforme ed investimenti del PNRR. Solo così si potranno rilanciare occupazione, redditi e consumi, rilanciando anche un clima di fiducia che è indispensabile al buon andamento dell’economia. La fiducia, guardate, non è però solo importante per il mercato, ma è fondamentale anche per il circuito della rappresentanza”.
“La situazione ovviamente è preoccupante, è pesante. Non abbiamo davanti mesi facili. Quello del commercio e dei servizi è uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi energetica”. Lo ha deto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che stamatitna è intervenuto all’assemblea di Confcommercio a Napoli. “E’ del tutto evidente – ha detto De Luca – che il commercio vive se vive l’economia generale. Dovremmo prendere delle misure immediate per quanto riguarda i costi dell’energia, lo faremo nell’ambito dei distretti del commercio che abbiamo approvato, e quindi daremo una mano in modo particolare ai panificatori che hanno attività energivore. Poi ovviamente cercheremo di implementare l’assistenza tecnica al mondo del commercio. Però parliamoci chiaro: è evidente che le singole misure servono a poco se non c’è una tenuta economica generale. Da questo punto di vista mi auguro che anche le questioni internazionali siano affrontate in maniera più razionale. Io sono fra quelli che non hanno ancora capito dove vogliamo andare a parare rispetto alla guerra in Ucraina. Probabilmente conviene fermarsi un attimo e capire come affrontare in maniera specifica il problema delle forniture energetiche su cui l’Europa sta mostrando totale ottusità politica”.