Pompei del Medioevo, castello della Bella Addormentata, città incantata, città fiabesca. Sono tanti i nomi utilizzati per Ninfa prima che nel 1920, attorno alle rovine della città medievale in provincia di Latina, la famiglia Caetani realizzasse quello che è stato definito dal New York Times il giardino più bello e romantico del mondo. Per secoli quel luogo incantato è stato coperto dall’edera, tormentato dalla zanzara anofele causa della malaria e allo stesso tempo meta di letterati e artisti, che in particolare dalla fine del Settecento hanno cercato ispirazione in quei luoghi.
Non si contano i dipinti, le illustrazioni e gli scritti con al centro la terra in cui venne anche consacrato papa Alessandro III. Testimonianze preziose, raccolte dal professor Michael Matheus, già direttore dell’Istituto Storico Germanico di Roma, nel volume “Ninfa. Percezioni nella scienza, letteratura e belle arti nel XIX e all’inizio del XX secolo”, un lavoro partito dagli atti del convegno 23 ottobre 2020, tenutosi in quella che è ora la città giardino.
“Ninfa non è conosciuta solo dal 1920. Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu meta di visitatori da numerosi Paesi”, precisa lo stesso Matheus. La raffigurazione più antica dell’antica città è opera di Leonardo da Vinci, nella sua mappa delle Paludi Pontine, ma l’interesse per quel luogo iniziò a svilupparsi appunto alla fine del ‘700. I primi viaggiatori che lo descrissero provenivano principalmente dall’area culturale inglese, francese e tedesca. All’epoca era popolare l’esplorazione di luoghi pittoreschi.
Nella metà degli anni quaranta dell’800 la città venne visitata dal pittore britannico Francis Cranmer Penrose, che realizzò un acquerello, conservato al British Museum di Londra, e nello stesso periodo lo scrittore britannico Edward Lear la descrisse come “one of the most romantic and striking scenes in Italy”. I viaggiatori arrivavano nell’agro pontino a cavallo o a piedi, di giorno, cercando di sfuggire alle temibili zanzare.Nel 1856 il poeta Charles Hamilton Aidé, elemento di spicco della società letteraria londinese, nella sua prima raccolta di poesie pubblicò un componimento intitolato “Norba et Ninfa”, dopo essere rimasto affascinato durante un viaggio dalla “deserted Ninfa”, e nelle “Römische Schlendertage” di Hermann Allmers un intero capitolo è dedicato alla città dimenticata. Il viaggiatore Ferdinand Gregorovius la definì Pompei del Medioevo e la definì anche “riserva d’edera di tutta Italia”, mentre la prima fotografia nota di Ninfa sarebbe stata scattata nel 1863 dallo scozzese Robert Macpherson.