Si sa che la domenica è una giornata un po’ particolare. Spesso, chi ha lavorato duramente durante la settimana, di domenica ne approfitta per rilassarsi un po’ e setta il proprio algoritmo sullo scialla andante mode on. Oggi è anche la prima vera giornata invernale del 2023. Infatti la temperatura non è tanto rigida ma è molto più bassa rispetto alle giornate precedenti. Dovevamo aspettarcelo. Decido di trascorrere il pomeriggio al calduccio, sorseggiando una bella bevanda calda e, come mia abitudine, cercando qualcosa di nuovo da ascoltare on-line: la buona musica è un ottima colonna sonora per il mio pomeriggio di relax. D’altro canto, traggo sempre ispirazione dalle cose interessanti.
Inizio la mia ricerca. Toh, ma questo nome mi sembra di conoscerlo…. Fabrice Pascal Quagliotti hmm. Il mio data base mentale si attiva: iniziano a girare varie query finche la mia materia grigia non restituisce il seguente tracciato record: Fabrizio Quagliotti, tastierista italo-francese, membro storico dei Rockets, genere musicale space rock. Quel nome, Rockets, mi attiva di default una serie di visioni, catapultandomi indietro nel tempo.
Prima tappa 1981. Mi rivedo adolescente imberbe ai primi ascolti. Sono alla ricerca del mio primo impianto HI-FI casalingo, per cui vago tra i negozi di Nocera Inferiore per decidere tra una infinità di marchi e soluzioni. Via Fucilari, entro in un negozio molto noto in quell’epoca. Vengo attratto da un impianto HiFi modulare Grundig, mooolto mooolto accattivante esteticamente. Mi avvicino incuriosito, il negoziante si è accorto dei miei occhi a cuoricino e si gioca la carta migliore che ha: lo accende. Sul piatto c’è un disco, un 33 giri, vinile nero, etichetta con un indiano stilizzato su uno sfondo da film western. L’etichetta porta la scritta in nero ROCKLAND. Il braccio del piatto si muove, la testina poggia delicatamente la sua puntina sul solco del primo brano del disco.
I 100 watt abbondanti danno colore, corpo e suono al segnale captato dalla puntina ed io sobbalzo. I primi 5 secondi di quel brano mi sconvolgono, non avevo mai sentito nulla di simile. E’ rock ma è diverso. Mi piace. Chiedo al negoziante informazioni sul disco. Lui è sorpreso dalla richiesta. Mi dice, sono i Rockets! Faccio i complimenti per l’impianto. Esco, di corsa vado a via Roma presso un negozio di dischi molto fornito. Dopo 6 minuti esco dal negozio con la mia copia di π 3,14. Quello sarà il mio primo disco acquistato, il primo di tanti tanti altri.
Qualche anno dopo, coincidenza, in uno dei miei tanti lavoretti stagionali, facendo il roadie per un service audio locale, mi imbatto in un impianto da concerto live mastodontico: quell’impianto, qualche anno precedente, aveva dato cuore, calore e suono ai concerti spaziali dei Rockets, ed io lo stavo toccando e settando. Anche se nel tempo i miei ascolti e le mie preferenze musicali sono cambiate , resto molto legato ai Rockets. E’ come il primo amore: never forget. Dopo aver consumato le mie visioni, finalmente mi accingo ad ascoltare UNDO, il lavoro discografico da solista di
Fabrice Pascal Quagliotti. Il disco è uscito nel 2022, precisamente a Novembre. Dieci tracce, un album che ti orprende al primo ascolto per la sua raffinatezza e per la sua originalità. Una scelta compositiva che mi rispecchia molto: nessun limiti di genere, contaminazione musicale pura. Il tutto arricchito da una serie di featuring vocali digiovani artisti internazionali che cantano in inglese, francese e arabo.
Un lavoro musicale spiazzante che conferma una capacità compositiva incredibile e armoniosa: gli studi classici sono percettibili e intuibili i ma suoni elettronici e psichedelici ti dirottano verso altre dimensioni senza possibilità di ritorno. In conclusione,UNDO è un disco da possedere per la sua bellezza e non per nostalgia. Un album poliedrico molto ben riuscito.
Michele Parisi