Il Comune, in netto ritardo per l’avvio dei lavori, dovrà ultimare il cronoprogramma entro la fine del 2023, pena la revoca definitiva del finanziamento. L’ex masseria di via Ingegno, in passato appartenente all’esponente malavitoso Pasquale Galasso, è entrata a far parte del patrimonio del Comune di Sarno nell’anno 2018, quando l’Agenzia nazionale per l’Amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata trasmise all’Ente il decreto di assegnazione dei beni immobili e dei terreni confiscati alla cosca camorrista. Poco tempo dopo, con il decreto regionale del 11 luglio 2018, il Comune di Sarno venne ammesso a finanziamento per il progetto denominato “Intervento di riuso e ri-funzionalizzazione della masseria di Via Ingegno confiscata alla criminalità organizzata da utilizzare ai fini di laboratorio agroalimentare per lo studio e la promozione delle eccellenze del territorio” per l’importo di 1 milione e 500 mila euro.
Tuttavia, a distanza di quasi 6 anni dal decreto di finanziamento, l’area è soltanto un bosco abbandonato a se stesso. Tra lungaggini burocratici, cavilli tecnici e progettuali, i lavori di costruzione dell’opera non sono stati neanche mai appaltati. Tale intervento progettuale, pertanto, è stata catalogato dalla Regione Campania tra gli “Interventi non in linea con le tempistiche di impiego delle risorse FSC”. Pertanto, al fine di evitare la revoca delle risorse programmate, la Giunta regionale di Palazzo Santa Lucia, con deliberazione di Giunta Regionale del 7 giugno scorso, ha modificato la fonte di finanziamento e inserito il progetto per la masseria di via Ingegno sulle risorse del PSC Campania con la denominazione “Progetto Ecomuseo della Valle di Sarno”. Questa volta, però, il Comune, guidato dal sindaco Giuseppe Canfora, dovrà terminare l’iter di realizzazione dell’opera entro il 31 dicembre dell’anno in corso, salvo un’ulteriore proroga di sei mesi. A tal proposito, l’intervento- oggi riprogrammato e rinominato dalla Regione- è consultabile sul portale governativo di OpenCoesione. Inoltre, tra la Regione e il Comune è stato stipulato, nei giorni scorsi, un addendum alla convenzione per regolamentare l’utilizzo delle risorse economiche in questione. A Sarno, oltre alla Masseria di via Ingegno, restano molti altri i beni confiscati alla criminalità organizzata che andrebbero riutilizzati o riqualificati. Si pensi ai 25 immobili tra via Sarno Palma, località Muro Rotto, corso Vittorio Emanuele, via Bracigliano e contrada La Marmora, per una superficie totale di circa 93 mila e 400 mq. Gran parte di essi erano dei Galasso e, ad oggi, giacenti nell’incuria più totale.