Nel settembre dell’anno prima, a Salerno e nel suo golfo si era svolta una delle più importanti operazioni di sbarco alleate di tutta la guerra, quella che, appunto, prese nome di Sbarco di Salerno. Era il 9 settembre, il giorno dopo la proclamazione dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, data che doveva segnare la fine della guerra e che invece fu il preludio del più drammatico periodo di guerra e devastazione per il nostro Paese. L’Operazione Avalanche, come venne chiamata in codice, vide lo sbarco delle truppe americane e britanniche, sotto il comando del generale statunitense Mark Clark in tutto il Golfo, dalle piccole spiagge della Costiera Amalfitana che dovevano creare teste di ponte verso Nocera, alle grandi spiagge a sinistra e a destra del Sele, che avrebbero costituito il grosso dello sbarco. Fu una lunga e sanguinosa battaglia, con le truppe tedesche che si difesero con ordine e determinazione e furono più volte sul punto di ributtare a mare gli uomini sbarcati. Ma alla fine di dieci giorni di duri combattimenti, le truppe tedesche si ritirarono a nord del fiume Volturno, rendendo la conquista di Napoli, vero e grande obiettivo dello sbarco, possibile.
Fu così che Salerno, anche perché il fronte poi si fermò a Cassino per un anno, divenne il centro principale di governo dell’Italia liberata e qui fu deciso di trasferire il Re e di ospitare il Governo Badoglio, che per primo, dopo l’occupazione militare, prese il controllo amministrativo dell’Italia liberata, controllo che era stato fino ad allora dei militari occupanti. Il Re andò ad abitare a Raito, in quella villa Guariglia che oggi è museo della ceramica, mentre i ministeri si divisero tra il Palazzo di Città, dove aveva appunto sede la Presidenza del Consiglio, e altri palazzi, dal Tribunale, dove aveva sede il Ministero della Giustizia, o il Palazzo delle Poste per il ministero omologo, o Palazzo Natella, per il Ministero dei Lavori Pubblici.
A Salerno si susseguirono tre diversi ministeri, due con a capo Badoglio e uno con il politico liberale Ivanoe Bonomi. Fu tra il secondo governo Badoglio e quello Bonomi che ci fu quella che fu definita “svolta di Salerno”. Il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, arrivò a Salerno dall’Unione Sovietica dove aveva risieduto durante il Ventennio, e annunciò che in attesa di liberare tutta la Penisola, occorreva l’unità di tutti i partiti antifascisti e accantonare la questione istituzionale a dopo la liberazione. Fino ad allora i partiti si erano rifiutati di collaborare con la monarchia, collusa con il Regime, ma Togliatti rese l’unità contro il fascismo privilegiata rispetto a ogni altra esigenza. Con la liberazione di Roma, avvenuta nel giugno del 1944, la capitale ritornò la Città Eterna.
Durante il periodo di “Salerno Capitale”, il ministro salernitano dell’istruzione, Giovanni Cuomo, istituì il Magistero, riportando gli studi universitari nella Città.