Non duemila e passa anni come da processo “originale”. Drammaturgicamente, a Nocera Inferiore, torna “Processo a Gesù” a distanza di 37 anni dalla prima volta. Di seguito il volantino che invitava al Teatro Tenda (per chi non era nato, era situato dove oggi sorge il parco giochi di via Rea, una volta il grande Albertazzi si lamentò del rumore dei treni che disturbò parte della sua esibizione) assieme a quelle delle prove di queste settimane per riproporre l’opera. La prima assoluta andò in scena il 2 marzo 1955 al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Orazio Costa; tra gli interpreti figuravano Tino Carraro, Sergio Fantoni, Augusto Mastrantoni, Checco Rissone, Miranda Campa, Maria Rosa Gallo, Francesco Mulè.
L’anno successivo il testo fu denunciato al Santo Uffizio dall’Alleanza Cattolica Tradizionalista con l’accusa di “offesa alla religione e istigazione all’odio sociale”. Nel 1968 la Rai ne realizzò una edizione televisiva con la regia di Gianfranco Bettetini. Il testo su cui gli attori di oggi hanno lavorato è un libero adattamento con musiche originali a cura del gruppo “Ricerca e partecipazione”, andato in scena appunto nel maggio 1986 al Teatro Tenda di Nocera Inferiore, segnando il tutto esaurito.
La trama: Una compagnia di attori ebrei mette in scena ogni sera un processo alla figura di Gesù, girando i teatri del mondo e ponendo sotto il profilo puramente giuridico la storia del Messia, tentando alla fine di capire se ne è possibile l’assoluzione o la condanna. I quattro attori che interpretano i giudici sono Elia e la moglie Rebecca, più la figlia Sara, vedova di Daniele, e Davide. I ruoli dei quattro procedono per estrazione e cambiano ogni sera: Elia è il giudice, mentre gli altri difendono Caifa, Pilato e Gesù stesso. Un quinto si occupa dell’accusa. Al rifiuto di Sara di difendere Pilato, ruolo che le tocca la sera della rappresentazione, dal pubblico viene scelto un quinto giudice a coprire il posto vacante di Daniele. Sara è ormai stufa di tale rappresentazione, ma il padre Elia sembra non darle ascolto. Propone quindi di ascoltare altre figure storiche come testimoni: gli attori impersonano Maria Maddalena, la Madonna, Giuseppe, Giuda e altri, che piano piano spostano il piano del processo da un livello giuridico a quello più strettamente umano. Durante l’intermezzo veniamo a scoprire che Sara è vedova a causa di Davide, che consegnò Daniele, l’ex marito di lei, ai nazisti, accusandolo di essere ebreo. Il secondo atto si apre con la partecipazione del pubblico che, sempre impersonato da attori, sale sul palco per dare voce alle proprie considerazioni su Gesù: chi nelle vesti di una prostituta, chi nelle vesti di prete, chi da seminarista che ha abbandonato gli studi, chi da non vedente, chi da donne delle pulizie. Gli accorati pensieri si mescolano al processo, portandolo su un piano più personale ed emotivo. Il processo si sposta quindi alla cristianità più che a Gesù, perché senza la figura di quell’uomo pieno di amore, come conclude la donna delle pulizie, alla gente semplice non rimane più nulla. Dati i contenuti dell’opera e il travisamento del significato della stessa, l’anno successivo il testo fu denunciato al Santo Uffizio dall’Alleanza Cattolica Tradizionalista con l’accusa di “offesa alla religione e istigazione all’odio sociale”.