Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, punta a una ripartenza della sanità, dopo la drammatica paralisi del Covid («In autunno nuova campagna vaccinale ma solo per anziani e fragili e su base volontaria»). E assicura: «Perché la sanità torni a essere un fiore all’occhiello del nostro Paese siamo pronti a sbloccare il provvedimento che aggiorna le tariffe in attuazione dei nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza)». Quelle prestazioni che il Servizio sanitario deve fornire ai cittadini («Sono ferme da sei anni»).
«[…] Il carico di adempimenti burocratici per i medici di medicina generale sarà diminuito. Senza questo fardello, avranno più tempo da dedicare ai loro pazienti. […] stiamo lavorando a un provvedimento legislativo che presto sarà pronto e che riguarderà anche il ruolo cruciale delle farmacie. Con i medici di medicina generale stiamo anche trovando delle formule grazie alle quali i medici più giovani, i neo assunti, possano collaborare con le case di comunità. Sulle case di comunità sono fiducioso che si possano realizzare tutte quelle previste dal Pnrr. Lo ricordo, sono 1.350. […]».
Dai dati che abbiamo gran parte delle cause giudiziarie contro i medici finiscono in un nulla di fatto, nell’assoluzione. Per questo va depenalizzato il reato. E poi la medicina difensiva è un male. Porta i medici a prescrivere troppi esami, ingolfa le strutture, aumenta le liste di attesa. E le dico da medico: confonde anche il medico curante che da tanti, troppi, accertamenti deve trarre le conclusioni. Bisogna prescrivere a ciascuno solo gli esami di cui il paziente ha realmente il bisogno».
Siamo vicini alla soluzione sulle tariffe dei Lea? «Sì, manca poco, diciamo che per fine mese possiamo arrivare a una conclusione. Da più di sei anni mancano i nuovi Lea che rappresentano davvero il simbolo dell’universalità del sistema sanitario nazionale, la possibilità di accedere a cure adeguate indipendentemente dal luogo dove si abita. […]».
Le case di comunità rappresenteranno un livello intermedio di assistenza sanitaria che consentirà, tra l’altro, ai cittadini di parlare con un medico o sottoporsi ad esami senza per forza mettersi in fila in pronto soccorso. Quando saranno pronte? «Il piano ha varie tappe da completare, comunque, entro il 2026. […]».
A che punto è il fascicolo sanitario elettronico che ad oggi è utilizzato solo parzialmente? «Siamo alla fase conclusiva dell’iter, Sogei è già pronta con la piattaforma che ci consentirà di avere una sanità più moderna. Se mi visita un medico in un qualsiasi pronto soccorso, immediatamente, consultando il fascicolo elettronica, avrà chiara la mia storia clinica».
Ad oggi però liste di attesa e i pronto soccorso affollati sono ancora una condanna quotidiana. «Sui pronto soccorso siamo intervenuti portando dei benefici a medici e operatori sanitari dell’emergenza e rendendo dunque più appetibile lavorarci. Il sovraffollamento trova una forte causa nel fatto che molti dei pazienti potrebbero trovare una risposta in altri luoghi. […] Per questo dico che rafforzando la medicina territoriale, rafforzando la rete dei medici di famiglia e delle farmacie, rafforzando la telemedicina, una parte dei pazienti potrà trovare l’attenzione che cercano in luoghi alternativi al pronto soccorso. […]».
[…] La carenza di medici e di macchinari, i turni sempre più massacranti e le continue richieste di prestazioni, aumentano ovunque il rischio di una diagnosi sbagliata o di una cura non corretta. E così alla fine per i camici bianchi il timore di commettere errori rende la giornata ancora più pesante. «Ogni anno ci sono circa 35mila denunce, quasi 100 al giorno – spiega Guido Quici, presidente del sindacato dei medici della Cimo Fesmed Ormai viviamo senza la dovuta serenità».
[…] solo in Polonia, in Messico e in Italia per gli errori sanitari si può rischiare un processo penale. «Oggi il medico è sottoposto a tre tipi di tribunali, paralleli e convergenti precisa Di Silverio : civile, penale e del’ordine. Se il medico risulta innocente per uno di questi tre tribunali, non è detto che si interrompa l’azione negli altri due. Ma se viene reputato colpevole è colpevole per gli altri due». E anche se alla fine il 97% delle denunce si conclude con un nulla di fatto, per evitare comunque possibili errori e richieste di risarcimento insostenibili, spesso negli ospedali si fa ricorso ad accertamenti eccessivi sui pazienti rispetto al fabbisogno reale. «La cosiddetta medicina difensiva – ribadisce Quici – costa al servizio sanitario circa 11miliardi di euro; oltre il 90% dei medici la applica per evitare contenziosi penali». E a pagarne le conseguenze sono poi i pazienti in lista di attesa. […] provoca un sovratrattamento e sovradiagnosi per patologie che potrebbero essere diagnosticate con esami di primo livello; con una ricaduta sui tempi del Pronto soccorso, ma anche delle liste di attesa». […]