Un lavoro di agitazione culturale “stratosferico”: così Simona Tortora definisce l’operato del professor Franco G. Forte, raccontato con minuzia di dettagli e da prospettive poliedriche nel memorial “Forte”, tenutosi al Teatro Diana di Nocera Inferiore giovedì 13 Aprile per la direzione artistica di Tortora con Artenauta Teatro e per la moderazione del giornalista Davide Speranza. L’organizzazione è di Giuseppe Citarella, Mario Berna e del consigliere comunale Ferdinando Padovano.
Presente anche l’amministrazione comunale nelle figure del primo cittadino Paolo De Maio, l’assessore alla cultura Federica Fortino e il dirigente socio-formativo Nicla Iacovino.
L’evento è stato inframmezzato dagli interventi jazz dei maestri Stefano Giuliano (al sax) e Aldo Vigorito (al contrabasso).
L’esperienza e l’attività del professor Forte abbracciano quasi tutti i campi della cultura, dal teatro, alla poesia e alla letteratura, con l’obiettivo di creare una comunità salda soprattutto all’indomani di un evento generazionale traumatico come il terremoto del 1980, come ha ricordato in apertura all’evento l’ex sindaco di Nocera Inferiore Salvatore Gargiulo, che parla della fondazione dello storico Teatro Tenda in via Rea come di elemento trainante in quella che fu la scena culturale dell’Agro e della provincia di Salerno in un’epoca di sangue e ferro come quella che seguì la grande frattura del sisma. «Lui ha sempre lavorato con passione, con dedizione, entusiasmo, una febbrile voglia giovanile di apportare bellezza attraverso lo strumento della cultura,» commenta ancora Simona Tortora, «era un uomo dalla cultura enciclopedica, e a cui non è mai mancato avere una grande generosità e sensibilità, perché lui ha messo sempre in primo piano questo lavoro, anche rispetto a diverse occasioni accademiche rifiutate, perché quello che doveva portare avanti era un altro percorso.»
Una cultura che inizia per il professor Forte dai tempi della partecipazione alle attività dell’Oratorio San Domenico Savio, con la fondazione del concorso del premio letterario La clessidra. Una giuria, quella di questo premio, che ha visto avvicendarsi nomi del calibro di Domenico Rea, del quale il professor Forte ha contribuito a posteriori a conservare la memoria letteraria e storica, e il grande Salvatore Quasimodo.
Dal memorial emerge un ritratto estremamente sfaccettato, anche a tratti “pop” come suggeriscono le citazioni dello scritto del sociologo Alfonso Amendola, che in un alfabeto a lui dedicato, alla voce della lettera “X” paragona il professor Forte al Professor X, il fondatore degli X-Men creato da Stan Lee e Jack Kirby. Il paragone nasce dalla capacità, del professore come del personaggio, di scorgere nelle persone la potenzialità di creare movimento attraverso la cultura. Tra le figure intervenute nel memorial, infatti, c’è il direttore artistico del festival Salerno Letteratura Gennaro Carillo, che ricorda il professor Forte come un trasgressore del senso comune.
Fondamentale il rapporto del professor Forte con il teatro, un teatro che ha scritto e ricevuto l’attenzione della critica sulle maggiori testate dell’epoca, e un teatro che ha vissuto e fondato nell’Agro portando presenze importantissime quali Juliette Greco e Annibale Ruccello, nomi dirompenti che hanno segnato la storia delle scene dell’Agro. Spazi piccoli, quelli voluti dal professor Forte, che permettessero al pubblico di entrare in un dialogo diretto con la materia teatrale. Del rapporto del professor Forte con il teatro, così come della sua funzione e percezione, ha parlato il giornalista Andrea Manzi: «Il teatro per Franco appartiene all’esperienza e alla memoria dello spettatore, che è anche un protagonista,» ha spiegato. «Solo così il teatro diventa risposta alla realtà, e questo può continuare ad accadere con la rifondazione dei teatri, ma per rifondarli bisogna rifondare una democrazia, e un potere illiberale vuole che crepino gli artisti per far posto ai mercanti.»
«Franco creava non solo cultura, ma legami,» dice Tortora, che nell’importante rosa degli ospiti non vede solo i nomi autorevoli che si sono affermati nel panorama culturale – Raimondo Di Maio, Giuseppina Esposito, Vincenzo Esposito, Rosa Maria Grillo, Antonio Petti, Vincenzo Salerno, lo storico Collettivo Trade Mark – ma anche e soprattutto persone legate da un affetto verso un mentore che ha saputo indirizzarli, un maestro che ha insegnato loro, uno stimato collega con uno spiccato senso dell’ironia, come si è evinto dallo scritto “Decrescenziano” del drammaturgo Peppe Lanzetta in chiusura.
«L’evento è nato dal desiderio di volergli restituire un enorme “grazie” rispetto a quello che ci ha donato,» commenta infine Simona Tortora. E anche con la presenza della famiglia del professore, che ha ricevuto un commovente omaggio in chiusura, è un’impresa che può dirsi pienamente riuscita.