Nell’aprile del 1945 gli Alleati erano ormai a un passo dalla vittoria finale, che sarebbe giunta l’8 maggio con la firma della resa incondizionata da parte della Germania. Ai nazisti non rimaneva altro che tentare di cancellare tutte le prove possibili dei crimini commessi. Già perché, a differenza di quel che credono in molti, i nazisti non erano pazzi: sapevano benissimo l’entità di ciò che avevano fatto ed erano consci delle conseguenze che ciò avrebbe portato.Uno dei sintemi per cancellare le prove fu quello di smantellare i campi di sterminio. Se era stato facile con Sobibór e Treblinka, non lo fu con Auschwitz, perché troppo grande e i Russi troppo vicini. Così, da Auschwitz e dai campi satelliti si decise di trasferire, con estenuanti e bestiali “marce della morte”, i prigionieri verso la Germania. Per chi volesse approfondire, consiglio la lettura de “I volonterosi carnefici di Hitler” di Goldhagen, secondo il quale la Shoah fu un crimine sociale, generalizzato, e non imputabile esclusivamente a un gruppo di fanatici”.
Perché i prigionieri furono trasferiti e non eliminati con le solite scientifiche modalità?Da una parte non c’era tempo, dall’altra erano ancora utili, come quei 20 bambini ebrei – 10 maschi e 10 femmine – provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia, Polonia, che dal campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, con un tremendo inganno perpetrato dall’angelo della morte, il dottor Joseph Mengele, furono inviati al campo di concentramento di Neuengamme (che distava circa 30 chilometri da Amburgo) come cavie umane per esperimenti sulla tubercolosi, che avrebbe condotto il medico Kurt Heissmeyer. Mengele, una fredda mattina di novembre del 1944 si era presentato nella famigerata baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e aveva detto ai bambini ivi rinchiusi: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”: questo fu l’inganno tremendo col quale furono selezionati quei venti bambini tra i 5 e i 12 anni, dieci maschi e dieci femmine, per essere inviati a Neuengamme.
Il dottor Kurt Heissmeyer, che aveva richiesto le “cavie”, diede inizio ai suoi esperimenti nel gennaio del 1945. Il 20 aprile, l’esperimento era fallito, i bambini erano malati e stremati e gli inglesi erano alle porte. Da Berlino giunse l’ordine di trasferirli nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm e di eliminarli. Un’ora prima di mezzanotte ebbe inizio il loro massacro. Quella stessa notte i cadaveri dei bambini da Bullenhuser Damm furono nuovamente trasferiti a Neuengamme e cremati.
Tra i venti bambini uccisi c’è anche un piccolo italiano, Sergio de Simone, nato a Napoli il 29 novembre 1937, che all’epoca dei fatti non aveva quindi ancora 8 anni.
Dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali del governo Mussolini, la mamma di Sergio aveva cercato rifugio nella casa di famiglia in Istria, ma era stats tradita da un fascista . Dalla Risiera di San Sabba a Trieste, Sergio venne deportato ad Auschwitz con la mamma, la nonna, la zia e due cuginette. La vita di Sergio terminò in quella maledetta scuola di Amburgo, impiccato nei sotterranei dopo aver subito dolorosi quanto inutili esperimenti medici.Era il 20 aprile 1945: gli inglesi avanzavano, ma le SS festeggiavano comunque il cinquantaseiesimo compleanno di Hitler. Bevevano e fumavano dopo aver compiuto il loro “dovere”: l’impiccagione di venti bambini. Durante il processo ai responsabili della strage, il milite SS Johann Frahm dichiarò: :Ai bambini fu messa intorno al collo una corda e furono appesi a un gancio. Come quadri alla parete”. Ecco un estratto della deposizione di Frahm al processo tenutosi nel marzo 1946:- Avvocato Lappenberg: “Cosa accadde dopo che ai bambini fu fatta l’iniezione? Lei ha detto che i bambini si addormentarono. Che cosa accadde dopo?”
– Frahm: “Furono tutti coricati in una stanza”.
– Lappenberg: “Lei li vide coricati nella stanza?”
– Frahm: “Sì, dormivano e non si svegliarono mai più”.
– Lappenberg: Come faceva a sapere che erano morti?”
– Frahm: “Chiunque poteva rendersene conto”.
– Lappenberg: “Che genere di iniezione fu loro fatta?”
– Frahm: “Non so dire”.
(Nota: si trattava di morfina).
– Lappenberg: “I bambini morirono in seguito all’iniezione o in altro modo?”
– Frahm: “Morirono in seguito all’iniezione. Alcuni furono poi impiccati”.
– Lappenberg: “Quando furono impiccati?”
– Frahm: “Subito dopo”.
– Lappenberg: “Chi li impiccò?”
– Frahm: “Il dottor Trzebinski e io partecipammo”.
– Lappenberg: “Lei ha detto ‘subito dopo’. Che cosa intende dire?”
– Frahm: “Significa che li impiccammo dopo un quarto d’ora se respiravano ancora, ma non so dire con certezza se davvero si trattasse di un quarto d’ora o di meno o di più”.
– Lappenberg: “Chi mise la corda al collo dei bambini?”
– Frahm: “Io”.
– Lappenberg: “Chi le ha dato l’ordine di andare nella cantina?”
– Frahm: “Jauch. Oberscharführer Jauch”.